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Omicidio di Alice Scagni a Genova

Archiviazione per i poliziotti del caso Scagni, la mamma: “Decisione scritta, agenti non erano preoccupati”

Dopo l’archiviazione del fascicolo per omissioni nei confronti del 112 e della dottoressa della Salute Mentale per l’omicidio di Alice Scagni, la donna uccisa dal fratello Alberto il primo maggio 2022, la madre ha rilasciato un’intervista a Fanpage.it. “Valutiamo di rivolgerci alla Corte Europea dei Diritti umani”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Il giudice per l'udienza preliminare di Genova ha archiviato l'inchiesta sulle omissioni da parte di forze dell'ordine e della dottoressa della Salute Mentale che avrebbero dovuto intervenire per fermare e controllare il 42enne Alberto Scagni. Il primo maggio del 2022, l'uomo uccise la sorella Alice sotto casa a Genova Quinto. Prima di compiere il delitto, Alberto aveva più volte minacciato i genitori e annunciato l'intenzione di aggredire la sorella.

I due coniugi avevano allertato il 112 prima del delitto, spiegando agli operatori di essere stati minacciati e dei problemi psichiatrici del figlio che già il giorno prima aveva dato fuoco alla porta di casa della nonna che viveva nel suo stesso condominio. Secondo il magistrato, gli agenti "agirono secondo quanto prevede la legge" mentre la dottoressa "non è rimasta inerte, rifiutandosi di compiere un atto del suo ufficio, ma non ha agito correttamente".

"L'archiviazione non era nell'aria, era già stata scritta – ha dichiarato a Fanpage.it Antonella Zarri, mamma di Alberto e Alice Scagni – ed era sulla carta dal 12 luglio del 2022, quando il Dr. Mongodi, consulente della Procura che ha partecipato alla perizia psichiatrica su nostro figlio disse che la responsabilità non era di nessun altro sul taxi di ritorno".

Antonella Zarri e Graziano Scagni, genitori di Alberto e Alice
Antonella Zarri e Graziano Scagni, genitori di Alberto e Alice

Cosa intende quando dice che l'archiviazione del fascicolo era già scritta?

Lo sapevamo, perché era una decisione che purtroppo era già stata presa ben prima di analizzare tutti i fatti, che neppure sono stati presi in considerazione. Il sindacato di Polizia ha espresso soddisfazione dopo l'archiviazione, ha detto che gli agenti del 112 hanno avuto "la spada di Damocle" sulla testa per due anni. Non credo sia così, perché la Procura aveva già deciso tramite il suo consulente che non vi era stata alcuna mancanza del 112, che non vi erano ritardi e sottovalutazioni, tutto ciò ben prima dell'archiviazione. I poliziotti in questione, durante l'interrogatorio, davano del "tu" al pm. Non credo fossero affatto preoccupati.

La giustizia non è serena e non giudica in assenza di pregiudizio. Abbiamo voluto crederlo, ma non hanno mai sentito la persona che doveva controllare le segnalazione fatte su Alberto e neppure chi ci ha detto di "non farla tragica". Hanno deciso che era tutto ok, ma sulla base di cosa?

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Secondo il giudice in assenza di una denuncia sarebbe stato fatto tutto quello che si poteva.

Quel giorno noi parlammo di estorsione, raccontammo agli agenti del 112 che nostro figlio ci avrebbe uccisi tutti se non gli avessimo dato i soldi. Dicemmo di essere stati intimiditi da Alberto per soldi, l'estorsione è un reato sul quale si può procedere d'ufficio. Abbiamo parlato di minacce, ma nessuno si è mosso. Forse c'erano cose più importanti da fare, magari gli agenti dovevano correre a fare compagnia alle vecchiette. Dicono di esserci sempre per i civili, ma per chi ci sono? Da questa storia abbiamo imparato che se chiami il 112, c'è il rischio che non vengano.

Vorrei anche capire, visto che ritengono questo un motivo sufficiente per non lasciare l'ufficio, cosa avremmo dovuto denunciare. Quale reato avremmo dovuto denunciare? Prima dicono che avremmo dovuto formalmente sporgere denuncia, poi che non c'erano fatti eclatanti per far attivare i poliziotti. Noi abbiamo parlato di minacce di morte, di cos'altro dovevamo parlare per ricevere aiuto? Abbiamo spiegato che nostro figlio era malato, cosa dovevamo fare più? La verità è che siamo stati presi in giro.

Cosa farete adesso?

Proveremo a rivolgerci alla Corte Europea dei Diritti umani, vedremo se fuori dall'Italia esiste un mondo più pulito in cui anche i poliziotti, quando sbagliano, pagano. Decideremo con l'avvocato Anselmo nei prossimi giorni. Mi dispiace solo che abbiano insultato Alice, perché lei nella giustizia ci credeva. Il 4 maggio, quando fui ascoltata su quanto accaduto a mia figlia mi fu chiesto come mai Alice aveva deciso di portare fuori il cane. Questa domanda mi frulla nella testa da giorni: le sembra un dettaglio fondamentale per capire il contesto dell'omicidio? A me no.

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