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Apparizioni a Medjugorje, arriva la sentenza del Vaticano: i sei possibili giudizi

Dopo anni di attesa, oggi la Santa Sede riferisce la sua decisione sulle presunte visioni mistiche in Bosnia Erzegovina, dove arrivano milioni di pellegrini ogni anno.
A cura di Giovanni Turi
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I pellegrini a celebrare la Madonna di Medjugorje
I pellegrini a celebrare la Madonna di Medjugorje

Cresce l'attesa per il pronunciamento del Vaticano sulle presunte apparizioni della Madonna a Medjugorje. Nella mattinata di oggi, giovedì 19 settembre, viene reso noto il parere della Santa Sede sulla base delle nuove norme del dicastero per la Dottrina della fede, l'ex Sant'Uffizio.

Norme emanate a fine maggio 2024 che sono una stretta sulle rivelazioni mariane e i messaggi celesti, per cui né il vescovo né lo stesso Vaticano si pronunciano per definire la natura soprannaturale degli eventi, limitandosi quindi solo all'autorizzazione e alla promozione di devozioni e pellegrinaggi. Sempre salvo scelte diverse del Papa.

Nella convocazione del verdetto si legge "l'esperienza spirituale di Medjugorje". Non vengono citate le parole "apparizioni", "visioni" o "fenomeni soprannaturali". A intervenire ci sono il segretario per la sezione dottrinale del dicastero, monsignor Armando Matteo, il direttore editoriale vaticano, Andrea Tornielli, il cardinale prefetto del dicastero, nonché teologo di fiducia di Papa Francesco, Victor Manuel Fernández.

Quest’ultimo sposa la linea della prudenza. E di recente ha spiegato che grazie alle nuove norme approvate potrebbe essere “più facile andare avanti e arrivare a una conclusione prudenziale” anche sul caso Medjugorje, in Bosnia-Erzegovina, dove a partire dal 1981 vengono segnalate apparizioni mistiche. E dove la devozione si è perfino mescolata con il business.

Sei possibili esiti

Con il riordino della materia, una volta conclusa l’istruttoria, l’ex Santo Uffizio ha definito una griglia per valutare le presunte apparizioni. Sono sei i giudizi possibili: Nihil obstat; Prae oculis habeatur; Curatur; Sub mandato; Prohibetur et obstruatur; Declaratio de non supernaturalitate.

Andiamo per ordine. Nihil obstat: è il nulla osta della Chiesa, su autorizzazione del dicastero per la Dottrina della fede, per certificare l’autenticità soprannaturale. Non è una “certificazione” sulla soprannaturalità dell’evento, ma il riconoscimento che non ci sono criticità di rilievo dal punto di vista teologico e pratico. Il Prae oculis habeatur, invece, è quando si riconoscono segni positivi ma anche elementi di confusione o rischi che richiedono discernimento e dialogo con i destinatari. Il terzo esito è Curatur, cioè ci sono elementi critici, ma anche un’ampia diffusione del fenomeno con frutti spirituali verificabili.

Sub Mandato: le criticità non sono connesse al fenomeno stesso, ma all’uso improprio fatto da persone o gruppi. C’è anche un altro grado intermedio, ossia il Prohibetur et obstruatur, secondo cui ci sono criticità e rischi gravi, nonostante alcuni elementi positivi. Infine, il semaforo rosso della Declaratio de non supernaturalitate: il vescovo è autorizzato a dichiarare che il fenomeno non è soprannaturale sulla base di prove concrete, per esempio la confessione di un presunto veggente o testimonianze credibili di falsificazione del fenomeno.

La storia di Medjugorje

La prima apparizione sulla collina di Medjugorje è stata segnalata da sei adolescenti nel giugno 1981. Da quel momento, il luogo è diventato meta di pellegrinaggio per ondate di fedeli. Si parla di numeri incalcolabili di conversioni, un fenomeno mondiale. Così la questione finisce sotto i riflettori del Pontificato, tanto che nel 2010 Benedetto XVI fa istituire una commissione d’inchiesta, presieduta dal cardinale Camillo Ruini e composta da venti membri tra cardinali, vescovi e periti.

Dopo quattro anni ne esce fuori una relazione finale. Ancora secretato, il rapporto è stato consegnato al Papa e alla Congregazione per la dottrina della fede. Solo nel 2020 c’è stata una pubblicazione integrale nel libro Dossier Medjugorje del giornalista Saverio Gaeta. Nel documento, come riportato dal Fatto Quotidiano, sono state ritenute credibili le prime sette apparizioni, avvenute dal 24 giugno al 3 luglio 1981, dei sei “veggenti”.

Dieci membri e tre esperti della commissione hanno votato a favore, solo due voti contro. Peraltro, è finito quasi all’unanimità il voto per rimuovere i divieti di pellegrinaggi. Pareri divergenti, invece, per l’affidamento del santuario sulla collina a un’autorità dipendente dalla Santa Sede o dal vescovo diocesano.

Va infatti rimarcato "che la parrocchia di Medjugorje – spiega Gaeta a il Post -, perché di questo si tratta, una semplice parrocchia" potrebbe essere "trasformata in santuario pontificio affidato a un vescovo togliendo così dopo oltre 40 anni la gestione ai frati. L'alternativa è che venga lasciata la parrocchia ai frati e che venga costruito un santuario pontificio nel luogo dell'apparizione".

La posizione di Papa Francesco

Riguardo il lavoro della commissione, in un volo da Lisbona a Roma del 2017, Papa Francesco aveva sottolineato che “sulle presunte apparizioni attuali (non le prime, ndr) il rapporto ha i suoi dubbi”. Parole subito dopo seguite da un appunto, in cui Bergoglio ha detto di credere “alla Madonna, nostra Madre buona, e non alla madonna a capo dell’ufficio telegrafico che tutti i giorni invia un messaggio telegrafico a tal ora”. Uno scetticismo legato soprattutto al fenomeno di chi si approfitta della fede per fare soldi, dal Papa non associabile all'"identità cristiana".

Comunque, Papa Francesco ha una profonda devozione mariana, alimentata in Sud America, che intende tutelare nella sua “purezza”, come aveva anche spiegato padre Salvatore Maria Perrella, preside della Pontificia facoltà teologica “Marianum” di Roma. Già dal 2019, il Papa ha autorizzato ufficialmente i pellegrinaggi a Medjugorje da parte di diocesi e parrocchie. Questo perché in quel luogo di preghiera, meta di milioni di pellegrini ogni anno, “c’è gente che si converte”.

La scelta di dar continuità ai pellegrinaggi di Papa Francesco è stata presa dopo la nomina di monsignor Henry Hoser, arcivescovo-vescovo emerito di Varsavia-Praga, a "visitatore apostolico a carattere speciale per la parrocchia di Medjugorje", a tempo indeterminato e a disposizione della Santa Sede. Era il maggio 2018.

La missione di Hoser era "assicurare un accompagnamento stabile e continuo della comunità parrocchiale di Medjugorje e dei fedeli che vi si recano in pellegrinaggio". L'incarico era stato ottenuto "in continuità con la missione di inviato speciale della Santa Sede per la parrocchia di Medjugorje", a cui era stata affidata l'11 febbraio 2017. E soprattutto aveva preso il posto della diocesi Mostar-Duvno, riporta Avvenire, i cui ordinari Pavao Zanic fino al 1993 e poi Ratko Peric, si erano schierati contro la soprannaturalità del fenomeno di Medjugorje.

L'arcivescovo Hoser era stato inviato senza dover entrare in merito alle questioni delle apparizioni mariane. In un'intervista alla testata della Comunità episcopale italiana dell'aprile 2019, aveva detto che "Medjugorje è un riferimento di preghiera internazionale dove si toccano con mano straordinari frutti spirituali. Mi riferisco ad esempio alle conversioni, alle vocazioni sacerdotali e religiose, alle incessanti confessioni. Non ritengo ci siano tracce di eresia". L'uomo è morto venerdì 13 agosto all'età di 78 anni presso l'ospedale del ministero dell'Interno di Varsavia.

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