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Anziano nobile segregato per un anno nel castello di famiglia dal figlio: salvato dalla secondogenita

Un anziano nobile è stato sequestrato per un anno nell’antica dimora di famiglia dal figlio che lo aveva sottratto all’amore della moglie e della sorella. Dopo una lunga battaglia legale, l’anziano è tornato a casa con la seconda figlia e l’uomo è stato condannato a 3 anni per maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Immagine di repertorio
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Chiuso in un castello per un anno senza poter vedere moglie e figlia. Sembra una storia da film, invece è quanto successo a un anziano di origini aristocratiche in Trentino. L'uomo, isolato dai familiari, ha vissuto per un anno segregato in una stanza, senza poter vedere la figlia e la moglie. Con lui, invece, vi era solo il badante. La salute fragile e la fatica a muoversi autonomamente hanno fatto sì che l'anziano rimanesse praticamente confinato nel castello, lasciato a se stesso e senza necessarie cure igieniche.

A sottrarre l'anziano alla figlia e alla moglie, sarebbe stato il figlio che da sempre viveva nella vecchia casa. Proprio lui avrebbe costretto il genitore anziano a vivere lontano dai suoi affetti più cari, puntando forse al suo patrimonio. Non è chiaro infatti perché l'uomo abbia cercato di tenere l'anziano padre lontano dalla sorella, ma secondo quanto appurato, l'anziano rimaneva spesso da solo nel grande castello. Spesso chiedeva aiuto dalla sua stanza, anche quando il figlio era in viaggio per lavoro.

Secondo quanto appurato durante le indagini, il figlio avrebbe iniziato a prendersi cura del padre solo dopo il primo intervento dei carabinieri e la perquisizione in casa. La storia è finita lunedì sul tavolo di un giudice: dopo anni di battaglie legali, il 40enne è stato condannato a 3 anni per maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona. Per il figlio, la Procura aveva inizialmente chiesto 5 anni di carcere e in un primo momento, la pm aveva contestato anche il reato di circonvenzione d'incapace, la cui accusa è poi caduta. La sentenza ha riconsegnato alla sorella minore l'anziano padre che per anni aveva vissuto con lei.

Ora l'uomo è tornato a casa e sta bene, ma resta l'amarezza di una famiglia che ha perso molti anni nelle aule del tribunale. L'avvocato che ha assistito la figlia de nel percorso ha parlato di una "pena significativa" con il riconoscimento di un "trattamento degradante" al quale l'anziano era stato sottoposto.

Secondo quanto ricostruito dall'accusa, nel settembre del 2017 la figlia ha perso i contatti con l'anziano padre, portato dal fratello nella vecchia dimora di famiglia. Dopo aver cercato a lungo di mettersi in contatto con lui, ha scoperto che l'uomo si trovava in una casa alla quale lei non poteva accedere, perché di proprietà del fratello secondo la ripartizione fatta tra i figli. La donna avrebbe infatti potuto entrare solo con il permesso del fratello. Alla fine, le visite erano state concordate attraverso la corrispondenza tra avvocati. Sarebbe stata lei a rivolgersi ai carabinieri dopo aver cercato di spingere il fratello a cambiare atteggiamento e a permetterle di incontrare l'anziano padre. La Procura ha subito aperto un fascicolo, facendo poi scattare la perquisizione nell'aprile del 2018.

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