Anziano morto nel pozzo, la moglie: “Mia figlia e mio genero l’hanno buttato lì, io avevo paura”
"Io e mio nipote 12enne abbiamo visto il momento in cui hanno avvolto mio marito in un telo e poi lo hanno trascinato in un pozzo". L'accusa della vedova di Giuseppe Pedrazzini arriva dritta al punto ai microfoni de La Vita In Diretta. Il 77enne è stato ritrovato senza vita il 12 maggio del 2022 all’interno di un pozzo situato nella proprietà a Cerrè Marabino di Toano, Reggio Emilia, dove viveva assieme alla moglie Marta Ghilardini, alla figlia Silvia e al genero Riccardo Guida.
Questi ultimi due sono attualmente reclusi in carcere a Mantova, mentre la moglie è sottoposta all’obbligo di firma e di dimora: le accuse a vario titolo sono di omicidio preterintenzionale, soppressione di cadavere e truffa ai danni dell’Inps perché avrebbero percepito indebitamente la pensione del defunto.
Negli ultimi giorni l'inchiesta è arrivata ad una svolta: l'anziano non sarebbe morto per omicidio, ma per cause naturali. La circostanza è emersa dall’autopsia compiuta sul cadavere della vittima e quanto contenuto nella relazione scritta dal consulente tecnico nominato dal sostituto procuratore Piera Cristina Giannusa, titolare dell’inchiesta.
"È morto tra le mie braccia, era a letto, l'8 marzo 2022" ha confermato la moglie. A quel punto ci sarebbe stata una messa in scena per intascarne la pensione, confermata dalla stessa moglie del 77enne: "L'idea di buttarlo nel pozzo è stata del mio genero. Visto che loro non lavoravano e vivevano coi nostri soldi, hanno avuto questa idea" afferma Marta Ghilardini.
Secondo gli inquirenti, i familiari lo avrebbero segregato in casa peraltro mentre versava in condizioni di salute precarie, senza prestargli le cure dovute. Da qui l'accusa di omicidio preterintenzionale nei confronti della moglie, della figlia e dl genero. "Non potevo fare nulla, avevo paura che mi facesse del meno" dice in riferimento al genero. "Ero tra l'incudine e il martello" conclude.