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Antonio Messina: “Per anni abusato in parrocchia ad Enna. Voglio una risposta da Papa Francesco”

Violentato per anni da un seminarista, poi condannato a 4 anni e sei mesi. Il vescovo vicino a Papa Francesco lo ha continuato a coprire. “Non ritengo possibile che Bergoglio sia all’oscuro degli avvenimenti” ha detto il 31enne in un’intervista a La Stampa.
A cura di Biagio Chiariello
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Antonio Messina
Antonio Messina

La diocesi di Piazza Armerina, in provincia di Enna, è ancora nella bufera. Lo scorso 5 marzo il sacerdote Giuseppe Rugolo è stato condannato a 4 anni e 6 mesi per violenza sessuale a danni di tre minori. Tra loro c'era anche Antonio Messina, oggi 31enne: "Per tutti noi ragazzi semplicemente Peppe o Pe, il seminarista che si poneva come la nostra guida, era l’unica persona a cui avevo confidato tutto", ricorda con queste parole Rugolo.

Messina avrebbe subito violenze fisiche e manipolazioni psicologiche dal 2009 al 2013.

Rugolo non è però l’unico ad essere stato accusato, infatti, anche il vescovo di Piazza Armerina Rosaria Gisana è stato accusato di falsa testimonianza. Il vescovo ha offerto a Messina ben 25mila euro se avesse tenuto la bocca chiusa. I giudici, nelle motivazioni della sentenza di condanna all'uomo di chiesa, avevano tra l’altro stigmatizzato il comportamento del  Gisana che avrebbe facilitato “l'attività predatoria di un prelato già oggetto di segnalazione".

A La Stampa Messina ha raccontato di come lui stesso abbia mandato ben tre lettere a Papa Francesco, senza però ottenere nessuna risposta: "Oggi non ritengo possibile che sia all’oscuro degli avvenimenti". Lo stesso Santo Padre di recente elogiato Gisana: "Bravo, questo vescovo, bravo. È stato perseguitato, calunniato e lui fermo, sempre, giusto, uomo giusto".

Messina chiede di incontrare direttamente Bergoglio per poter riuscire così a rimuovere il vescovo Gisana, che in che in un’intercettazione dice così: “Li conosciamo gli omosessuali. Amano o odiano in maniera viscerale. Questa è una pura vendetta da una persona che è stata respinta. Come se io e quell’uomo che mi ha violentato a 16 anni, che ha approfittato della mia fiducia, che mi ha sopraffatto fisicamente, avessimo una relazione consensuale”.

Poi ricorda la prima violenza sessuale che ha subito:

Ero a colloquio privato con lui, uno di quei colloqui ai quali era vietato a tutti avvicinarsi. Eravamo in una classe della scuola elementare che in quel luglio del 2009 ospitava il Grest, il gruppo estivo della nostra parrocchia, quella di San Giovanni Battista. Gli stavo parlando ancora una volta della mia doppia crisi. Mi chiedevo se la scelta di diventare sacerdote potesse essere compatibile con quel che cominciavo a sentire come orientamento sessuale. E lui a un certo punto mi fa: “Ho capito perché mi racconti questo, tu vuoi che io lasci il seminario per te”. Io sulle prime non capii che cosa volesse dire, lì per lì pensai: forse vuole lasciare il seminario e incolpare me? Ma vidi apparire nel suo viso un’espressione di voracità sessuale che non ho mai dimenticato. Poi ci fu l’aggressione, e la violenza. Ero molto sottile, non avevo mai avuto rapporti. Corsi a prendere il bus per tornare a casa e mi feci subito una doccia, mi sentivo sporco dentro e fuori".

Messina ha raccontato tutto solo dopo essere scappato dalla parrocchia: "Mi chiamò mio padre, che lì era cresciuto, si era sposato, mi aveva fatto battezzare. Aveva capito tutto in un lampo: “Che cosa è successo con quel porco?”. Seduto sul divano, mia madre accanto, scoppiai in un fiume di lacrime".

Il 31enne ha comunque ancora fiducia nella Chiesa: "Quando ero a pezzi nel 2015, ho trovato nella parrocchia di Sant’Anna don Giuseppe Fausciana, che mi ha aperto le braccia. È stato lui a segnalare al vescovo quel che era successo, purtroppo inutilmente. E anche lui è un uomo di Chiesa"

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