“Anticorpi durano poco, a rischio coronavirus anche chi è guarito”, l’allarme dell’esperto
Non ci può essere alcuna patente immunitaria per il coronavirus perché questo virus ha mostrato di poter attaccare anche persone già guarite dalla malattia e risultate positive ai tamponi. A lanciare l'allarme è Jean-François Delfraissy, immunologo francese e guida del comitato scientifico che consiglia Emmanuel Macron nell'emergenza sanitaria Covid-19. "Questo virus è davvero particolare. Ci siamo accorti che la durata di vita degli anticorpi protettori contro il Covid-19 è molto breve. E osserviamo sempre più casi di recidiva in persone che hanno già avuto una prima infezione" ha spiegato infatti l'esperto in una intervista a Repubblica in cui mette in guardia da facili ottimismi sul controllo dell'epidemia sia in Francia che in Italia.
Test a tappeto e controllo sugli spostamenti
Secondo l'immunologo transalpino, anche dai primi studi sierologici condotti in Francia purtroppo non ci sarebbero buone notizie. "Nelle zone più colpite dall'epidemia vediamo che l'immunità è intorno al 10 per cento. Da quel che so è la stessa cosa in Lombardia ed è molto meno di quello che ci aspettavamo, e speravamo. Siamo lontanissimi da un'immunità naturale nella popolazione " ha spiegato Delfraissy. L'unico meccanismo per passare a una vera fase 2 senza rischi così elevati, secondo l'esperto, è quello che prevede tamponi a tappeto e controllo degli spostamenti.
Vaccini entro l'anno
"Parleremo di date solo quando avremo gli strumenti per affrontare l'aumento dei contagi e dei malati che ripartirà non appena si allenterà il confinamento. Ci sono due indicatori da guardare. Quando le terapie intensive non saranno più sotto pressione e quando avremo la capacità di testare massicciamente, isolando i positivi e tracciandone i contatti" ha sottolineato Delfraiss. Alcune buone notizie però ci sono: "Il virus ha subito solo piccole mutazioni in questi quattro mesi, è abbastanza stabile. E questo aiuta la corsa ai vaccini, inedita per rapidità". Per questo l'epidemiologo si dice convinto che "ci sarà un primo vaccino già entro la fine dell'anno. E intanto forse ci saranno novità positive sulle terapie e spero su forme di profilassi".