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Annega la figlioletta nella vasca da bagno a Nole, l’interrogatorio: “Avevamo tanto cercato la bimba”

La tragedia avvenuta il 22 novembre a Nole Canavese. La mamma 34enne nei giorni scorsi è stata sentita dal pm della procura di Ivrea all’ospedale Molinette. Ha detto di non avere memoria di quello che è accaduto quel giorno, ma ha ammesso di essere consapevole delle proprie condizioni psicologiche: “Volevo essere ricoverata”. Sarà disposta una perizia psichiatrica.
A cura di Biagio Chiariello
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Lo scorso 22 novembre una donna di 34 anni ha ucciso la sua bambina di dieci mesi a Nole Canavese, in provincia di Torino. Si trova ancora ricoverata presso l’ospedale Molinette, dove nei giorni scorsi, assistita dall’avvocato Wilmer Perga, Carola si è trovata faccia a faccia con il pubblico ministero della procura di Ivrea, Elena Parato, per il primo interrogatorio.

Gli investigatori, con il supporto di psicologi, l’hanno informata con estrema cautela sui fatti accaduti. Ancora sotto shock, la donna ha affermato di non ricordare nulla di quanto successo. "Abbiamo tanto cercato la bambina", ha però rivelato al magistrato, sottolineando che il parto era avvenuto in casa. Ha raccontato che, poco dopo la nascita della bambina, ha iniziato a sentirsi male e a rendersi conto che qualcosa non andava. "Ad agosto chiesi di essere ricoverata, ma mi dissero che potevo stare a casa e mi vennero prescritti alcuni farmaci", ha confessato.

La depressione post-partum ha avuto la meglio su di lei giorno dopo giorno. Fino a quel drammatico giorno, i cui ricordi si fermano al momento in cui ha spogliato la sua piccola. Non ha memoria di quanto accaduto dopo pochi istanti: ha annegato la piccola nella vasca da bagno, poi ha provato a suicidarsi, tagliandosi i polsi, l’addome, la gola. Non è riuscita nel suo intento.

Nei prossimi giorni, la magistratura potrebbe disporre una perizia psichiatrica per accertare le condizioni mentali della donna, quando potrà uscire dal reparto detenuti della struttura ospedaliera torinese.

Durante le indagini, i carabinieri hanno scoperto dei messaggi scritti dalla 34enne, manifestazioni evidenti della sua sofferenza mentale, in cui dichiarava frasi come “Non riesco a tenere la bambina” e “Non ce la faccio più”, manifestazioni di una disperazione di cui anche la famiglia era consapevole. Nessuno però poteva immaginare un epilogo simile.

Nel frattempo, si attende la data per i funerali della neonata, che non sono ancora stati fissati in attesa dell'evolversi delle indagini.

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