Delitto Cogne, “la Franzoni non è più pericolosa”, secondo perizia del tribunale
Annamaria Franzoni non è più pericolosa e potrebbe essere trasferita dal carcere ai domiciliari. E’ quanto si evince dalla perizia psichiatrica-criminologica del professor Augusto Balloni sulla donna. "Dopo poco più di 12 anni dal fatto si può sostenere che non vi sia il rischio che si ripeta il figlicidio, come descritto nella sentenza della Corte d'Assise d'Appello di Torino". E' un passaggio della relazione dell’esperto. La donna è stata condannata a 16 anni di carcere con l'accusa di aver ucciso il figlio Samuele Lorenzi nel 2002. “Una tale costellazione di eventi – scrive Balloni, come riportato dall’edizione bolognese di Repubblica – oggi non è più riscontrabile”. Oggi se ne discuterà nell'udienza per la richiesta di detenzione domiciliare.
La Franzoni può essere "risocializzata"
Già nei giorni scorsi, dopo che la perizia era stata depositata, era emerso che, secondo i risultati dei test di Balloni, la Franzoni può essere "risocializzata" grazie ad una terapia e ai servizi sociali. Per la perizia Franzoni, infatti, "correrà rischi di incontrare difficoltà, frustrazioni, contrasti ambientali e altri avvenimenti che potranno incidere sul suo comportamento, che potrebbe caratterizzarsi per condotte devianti". In aiuto potrebbe arrivare la psicanalisi per "rimuovere i disturbi esistenti e cambiare i comportamenti" e "neutralizzare i rischi di future condotte devianti e/o antigiuridiche e quindi la pericolosità sociale generica".
Il delitto di Cogne
La Franzoni era stata condannata in appello nel 2007 a 16 anni di reclusione per l'omicidio del figlio Samuele Lorenzi, avvenuta il 30 gennaio del 2002 a Cogne, in Val d'Aosta. La donna è detenuta nel carcere di Bologna dal 22 maggio del 2008, da allora vi è uscita una volta sola, il 31 agosto 2010, per partecipare al funerale del suocero. Tra indulto, anni già scontati e benefici della liberazione anticipata, deve ancora scontare meno di 6 anni. Lo scorso ottobre è stata ammessa anche al lavoro esterno presso la cooperativa ‘Siamo qua' guidata da don Giovanni Nicolini. In precedenza aveva già lavorato nel laboratorio di sartoria interno alla sezione femminile del carcere della Dozza,