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Anna, molestata a 18 anni mentre è in gita a Berlino: “La preside mi ha detto di farci l’abitudine”

“Sono stata molestata in gita e la preside ha sminuito l’accaduto. Mi hanno tolto la dignità due volte. Prima l’uomo che mi ha palpato, poi la scuola che mi ha detto che devo farci l’abitudine. Io non voglio farci l’abitudine”.
A cura di Davide Falcioni
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La prima gita scolastica all'estero non si dimentica mai: ci sono le lunghe chiacchierate con i compagni e le compagne di classe, gli incontri furtivi nei corridoi e nelle stanze degli hotel, le passeggiate per le strade di una grande città sconosciuta. Tutti ricordi indelebili e belli. Ma per Anna, una ragazza di 18 anni che frequentava una scuola della provincia di Asti, il viaggio d'istruzione a Berlino dello scorso febbraio si ben presto rivelato un incubo. "Sono stata molestata in gita e la preside ha sminuito l’accaduto. Mi hanno tolto la dignità due volte. Prima l’uomo che mi ha palpato, poi la scuola che mi ha detto che devo farci l’abitudine. Io non voglio farci l’abitudine".

Il racconto di Anna e il rimprovero della preside

In un testimonianza consegnata a La Stampa Anna racconta la vicenda che ancora oggi le fa male. Era in gita con la sua classe e dormiva in un ostello frequentato da viaggiatori adulti di mezz’età. "L’ultima sera, sono fuori dalla hall con le mie amiche quando sento una mano palparmi con forza il sedere. Mi giro di scatto, lo guardo e urlo ‘Ma cosa fai?' in italiano. Lui, ridendo, si allontana lentamente". La prima reazione di Anna è quella di raccontare l'episodio a uno dei suoi insegnanti che, con gli altri docenti accompagnatori, decidono di organizzare dei turni di "vigilanza" nei corridoi e nelle stanze occupate dagli alunni.

"Il giorno dopo siamo partiti. Ho capito che non potevo bloccare tutta la classe lì per sporgere denuncia. Sì. Forse ho sbagliato. Ci ho pensato. Ma neanche io volevo stare in quel posto. Sentivo solo il bisogno di tornare a casa il prima possibile", spiega Anna, aggiungendo di aver raccontato tutto ai genitori una volta rientrata in Italia.

Qualche giorno dopo Anna viene convocata dalla dirigente scolastica. Da lei si aspetta vicinanza e solidarietà, ma quello che ottiene è altro: "Sei maggiorenne, sei responsabile delle tue azioni", avrebbe esordito infatti la preside per poi aggiungere: "Perché racconti questo adesso, una settimana dopo? Ci abbiamo messo mesi a organizzare questa gita. Tu con questo a cosa vuoi arrivare? Non è successo chissà cosa. Ti ci devi abituare a queste cose".

La preside: "Mai detto ad Anna di abituarsi alle molestie"

Interpellata da La Stampa, la dirigente ha riportato la sua versione: "La scuola disconosce il fatto che ci sia stata violenza. Al massimo avrà avuto un apprezzamento per la gonna corta. Ma poi cosa avremmo dovuto fare noi? Ho ascoltato la ragazza, le ho detto che è importante non allontanarsi per non finire in situazione spiacevoli. Poi è successo a Berlino. Se nell’ostello c’è qualche deficiente alticcio come prima cosa ti allontani. Le ho anche detto che se voleva sporgere denuncia poteva farlo. È maggiorenne". La preside nega di aver detto ad Anna di "abituarsi" alle molestie. "Mai pronunciato una frase simile. Possiamo averle detto che la vita è anche questa. Se mia figlia mi raccontasse di essere stata palpeggiata da un ubriaco le risponderei: ma sei scappata subito, tesoro? Perché, diciamoci la verità, se uno ti mette la mano sul sedere qual è la prima cosa che fai? Denunciare? No. È scappare".

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