Anica Panfile, dal torrente recuperati felpa e occhiali: si cerca materiale biologico del killer
Non vi è alcun dubbio, il killer di Anica Panfile ha gettato il corpo della giovane mamma nelle acque del Canale della Vittoria a Spresiano prima che il cadavere fosse spinto verso il fiume Piave e ritrovato il 21 maggio scorso. La conferma è arrivata ieri dopo lo svuotamento del canale d’acqua artificiale in cerca di telefono e borsa della donna uccisa probabilmente il giorno della scomparsa il 18 maggio scorso.
Del cellulare purtroppo nessuna traccia ma sul posto gli inquirenti hanno rinvenuto una felpa, degli occhiali e delle chiavi appartenuti alla 31enne, tutti reperti che confermano la presenza sul posto del cadavere. Reperti non decisivi al momento per chiarire il giallo della morte di Anica Panfile ma comunque importanti in prospettiva futura quando verranno individuati i possibili sospetti dell’omicidio. Su indumenti e accessori infatti gli inquirenti nei prossimi giorni cercheranno di trovare tracce biologiche e Dna che possano condurre alla persona che era con Anica al momento dell’assassinio.
Gli inquirenti infatti stanno ancora cercando di ricostruire gli ultimi istanti di vita della donna che non è morta annegata ma per alcuni colpi inferti alla testa prima di essere gettata nel torrente, come stabilito dall’autopsia. Il giorno della scomparsa Anica Panfile era andata regolarmente al lavoro ma nel primo pomeriggio doveva vedere un ex datore di lavoro che ha detto di averle consegnato dei documenti in un breve incontro.
Il compagno che la attendeva a casa dopo il lavoro aveva provato più volte a contattarla ma senza risposta e ne aveva denunciato la scomparsa alcune ore dopo. La conferma arriva anche dai tabulati. Di certo c'è che dalle 16,30 circa il suo apparecchio era spento. Gli inquirenti hanno scandagliato anche i video delle telecamere di sorveglianza della zona individuando la 31ene esattamente nella zona in cui aveva detto di trovarsi prima di sparire. Poi più nulla, il sospetto è che sia salita o sia stata caricata a forza in una vettura di colui che poi è stato il suo killer.
Un delitto di impeto avvenuto dopo una lite è l’ipotesi degli inquirenti. Anica è stata colpita alla testa forse a mani nude o con un corpo contundente ma non tagliente. Ora il cerchio delle indagini si starebbe stringendo intorno al proprietario di una utilitaria vista passare in zona esattamente nelle ore della sparizione della mamma.