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News sull'incidente a Santo Stefano di Cadore

Angelika Hutter dopo la strage di Santo Stefano di Cadore: “Correvo troppo per un guasto dell’auto”

Dal carcere, la 31enne tedesca che ha investito e ucciso tre persone a Santo Stefano di Cadore parla di un problema meccanico della sua Audi A3. La famiglia delle vittime respinge questa tesi: “Troppo facile provare rimorso adesso”
A cura di Biagio Chiariello
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Un guasto meccanico alla sua vettura. Con questa motivazione Angelika Hutter, la 31enne tedesca indagata per la strage di Santo Stefano di Cadore, ha provato a spiegare cosa è successo quel pomeriggio del 6 luglio quando la sua Audi A3 ha travolto e ucciso una famiglia (Mattia Antoniello, il suo bambino Marco e la nonna materna, Maria Grazia Zuin) in vacanza in provincia di Belluno.

Angelika Hutter e il guasto meccanico dell'auto

A distanza di due mesi, la donna, rinchiusa nel carcere della Giudecca a Venezia, tramite il suo legale d'ufficio, Giuseppe Triolo, ha quindi fatto sapere che l’incidente sarebbe dovuto, a suo parere, ad un problema tecnico della sua vettura.

A corroborare questa tesi sarebbe il tachimetro della macchina, in particolare i tanti chilometri percorsi dallo scorso ottobre: dopo aver lasciato Deggendorf, in Baviera, sarebbe arrivata in Grecia per poi giungere in Italia e passare per l’Alto Adige, prima di ritrovarsi nel comune delle Dolomiti del Comelico, sul rettilineo di via Udine, a circa 90 chilometri orari.

La famiglia delle vittime: "Troppo facile provare rimorso adesso"

Ma attraverso i proprio legali, Studio3A i famigliari delle vittime hanno respinto totalmente la tesi dei difensori della 33enne:

L’eccessiva velocità, determinante per le conseguenze terribili della tragedia, non dipende da “fattori terzi”. È inaccettabile addurre come alibi un gusto, e l’iniziale “disinteresse” pesa come un macigno: troppo facile provare rimorso adesso".

"Sarà la consulenza tecnica disposta dalla Procura di Belluno ad accertare la fondatezza" della ipotesi sul guasto meccanico, premettono Elena Potente, che in un solo colpo ha perduto il figlioletto, il compagno e la mamma, e Rocco Antoniello, il fratello di Marco, alludendo alla perizia (senza contraddittorio tra le parti) affidata dal pm della Procura di Belluno all’ingegner Andrea Calzavara per ricostruire la dinamica, le cause e le responsabilità del sinistro e di cui attendono le risultanze.

Lo stesso avvocato Triolo, che pure non ha ancora ricevuto un mandato per la difesa dalla famiglia Hutter, sta ora mettendo insieme tutta la documentazione psichiatrica riguardante la sua cliente, che, intanto, ha ricevuto in carcere la visita del fratello Martin. A proposito del suo pentimento, Elena Potente e Rocco Antonello commentano:

Contrasta con la condotta tenuta nell’immediatezza dell’incidente dalla donna, che si è letteralmente disinteressata di tutto, chiudendosi nel silenzio, come se nulla fosse accaduto. È troppo facile esprimersi così adesso ed è anche irrispettoso nei confronti di persone come noi che abbiamo perso in un istante così tanti affetti, che dobbiamo cercare la forza ogni minuto di ogni giorno per trovare i motivi per andare avanti e a cui nulla e nessuno potranno restituire l’immensità che c’è stata strappata".

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