Angelica torna a Ponticelli e racconta la sua verità (REPORTAGE)
Angelica Varga torna per un giorno a Ponticelli. La giovane rom accusata del tentato rapimento di un neonato nel maggio del 2008 quando aveva appena 15 anni: episodio che scatenò la violenza razzista ai danni della comunità rom, gli incendi e il progrom di anziani, donne e bambini. Angelica è stata condannata a quattro anni di reclusione, trascorsi tra il carcere minorile di Nisida e una casa famiglia della provincia di Napoli. A fine maggio ha scontato la sua pena ed è tornta libera. Ha deciso di parlare ai microfoni di fanpage.it e raccontare la sua verità. Nega l’accusa di rapimento e racconta la sua versione dei fatti. Lo fa tornando proprio in via Argine, per un giorno, davanti agli ex campi dove vivevano centinaia di suoi connazionali.
Prova a cacciare le paure e guardare quei campi incendiati dall’ignoranza e dagli affari criminali. In un italiano impeccabile, Angelica parla del suo passato e del suo futuro, riannodando i ricordi che aveva provato scrivere in un diario mentre era in comunità. Napoli, i magistrati che l’anno giudicata «era solo una bambina», gli operatori sociali e i volontari che l’hanno accolta e sostenuta, il popolo Rom, sono solo alcuni dei temi che affronta. E poi la “pena”, quella «dentro e fuori al carcere», afferma, «è la prima cosa che mi viene in mente ricordando questi anni». Eppure Angelica non si arrende e guarda al futuro. Tornerà in Romania per riabbracciare la sua famiglia e sua figlia che oggi ha cinque anni. A nemmeno vent’anni, la giovane originaria della Transilvania rivendica il diritto a una vita per «provare almeno ad assaggiare la felicità».
Eppure, prima di partire, sa di lasciare un pezzo di sé in Italia. Il nostro Paese non ha esitato a condannare una ragazzina di 15 anni e deve fare ancora i conti con la xenofobia, con la povertà e con le paure verso culture diverse.
A cura di Giuseppe Manzo e Alessio Viscardi