Andrea Papi ucciso dall’orsa, la tragedia un anno fa. Il papà: “Mio figlio abbandonato dalle istituzioni”
È passato un anno dalla morte di Andrea Papi, il giovane di 26 anni ucciso dall’orsa JJ4 mentre stava facendo una corsa nei boschi di Caldes in Val di Sole in Trentino. Quella di Papi è stata classificata come la prima morte in Italia nell'ultimo secolo riconducibile a un plantigrado. Dopo l’attacco, l’orsa ritenuta responsabile è stata individuata e catturata e ora è rinchiusa al centro faunistico del Casteller a Trento.
Dalla tragica conferma del decesso del ragazzo a seguito dell'attacco dell’orso sono successe molte cose, soprattutto di carattere giudiziario fino ad arrivare al deferimento all'autorità giudiziaria di 18 persone ritenute, dalla famiglia della vittima, ree di aver diffamato il giovane. Per quanto riguarda JJ4, ci sono state le ordinanze di abbattimento del governatore trentino Maurizio Fugatti, i ricorsi delle associazioni animaliste, le proposte di traslocazione dell'animale in santuari all'estero, le udienze al Tar di Trento fino al pronunciamento del Consiglio di Stato.
Il papà di Andrea Papi: "Tragedia che si poteva evitare"
"Non c’è giorno che non vada in cimitero da Andrea, così mi sembra di essergli più vicino, mi pare di vederlo mentre mi dice ‘Papà sono solo andato a fare due passi in montagna, non a cercare l’orso, dammi giustizia’", le parole affidate a La Stampa dal papà di Andrea, Carlo Papi. Un uomo che chiede giustizia per il figlio, perché "un ragazzo non può morire così".
"Andrea è stato abbandonato dalle istituzioni che avrebbero dovuto proteggerlo. Ci è stato tolto per leggerezza, incoscienza e irresponsabilità: se avessero agito, se avessero vietato l’accesso a quelle zone, sarebbe ancora qui. Questa tragedia si doveva, non si poteva evitare. Qualcuno ora deve metterci la faccia. Siamo fiduciosi nella magistratura: vengano individuati i responsabili e processati".
Nell’intervista il padre del 26enne dice di aver vissuto come una offesa la decisione della Provincia di rimuovere gli striscioni dedicati ad Andrea, affissi da un anno lungo la strada. E suoi "leoni da tastiera" che si ritrovano indagati per diffamazione per le offese rivolte alla vittima dice: "Una via crucis, davvero, in cui mio figlio è vittima e martire: è stato offeso e calunniato da tanti incoscienti e codardi dietro una scrivania e un telefono. Ma Andrea cosa aveva fatto di male? Una corsa in montagna, la sua passione. La macchina del fango che si era attivata subito dopo la tragedia ancora non si è fermata, tanto che mia moglie si è tolta da Facebook: le querele da parte nostra sono state doverose".
Questa sera nella chiesa di Caldes ci sarà una messa in ricordo di Andrea Papi e per sabato alle 19,30 è stata organizzata una fiaccolata.
"Vicini a famiglia Papi, lavoriamo per equilibrio uomo-orso"
"Siamo vicini alla famiglia Papi e alla comunità della val di Sole. Non solo oggi, ma da quando è accaduta la tragedia. Non possiamo tornare indietro ma dobbiamo guardare avanti con coraggio e tanta determinazione. Con tutto il rispetto per chi, come i genitori di Andrea, sta pagando un prezzo altissimo. Da parte nostra stiamo lavorando seriamente per ricercare il giusto equilibrio tra uomo e natura". A parlare in occasione del primo anniversario è Roberto Failoni, assessore ad artigianato, commercio, turismo, foreste, caccia e pesca della Provincia di Trento.
Lav: "A un anno dalla morte di Andrea Papi nulla è cambiato"
Anche l'associazione animalista Lav ha ricordato dopo un anno la morte del 26enne sottolineando come non sia "cambiato nulla". "È passato un anno dalla morte di Andrea Papi, ma sembra che nei palazzi della politica trentina non se ne sia ancora accorto nessuno. Nulla è cambiato dal 5 aprile del 2023, come peraltro nulla è mai cambiato da quando gli orsi sono stati reintrodotti sul territorio provinciale".
"Le attività per tenere gli orsi distanti dalle aree urbanizzate sono praticamente all'anno zero: la sostituzione dei cassonetti procede a rilento e comunque con un ritardo di almeno venti anni rispetto al progetto Life Ursus, mentre i siti di foraggiamento degli ungulati, riconosciuti dallo stesso Pacobace come fonti di attrazione alimentare per gli orsi, continuano ad essere tutti al loro posto nonostante la diffida inviata dalla Lav alla Provincia di Trento lo scorso anno", scrive l’associazione in una nota.
"Non va meglio – si legge ancora – dal punto di vista dell'informazione dei cittadini, con il Piano di comunicazione redatto nel 2016 dal Parco naturale Adamello Brenta con il Muse, in collaborazione con il settore grandi carnivori della Provincia, che continua a giacere, inutilizzato, in qualche cassetto della Giunta Fugatti. Per colmare la colpevole inerzia della Provincia di Trento proprio sul tema della comunicazione e dell'informazione dei cittadini, dal 2021 la Lav era impegnata con i suoi volontari nelle vesti di ‘Bear Ambassador' sul territorio del Parco Adamello Brenta, in un progetto sviluppato con lo stesso Parco. Ma da quest'anno anche questa preziosa attività è stata cancellata".