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Matteo Messina Denaro

Andrea Bonafede “uomo d’onore riservato” di Messina Denaro: le accuse contro il geometra arrestato

Il vero Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato l’identità a Matteo Messina Denaro, è stato arrestato ieri dai carabinieri. Nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere viene descritto come un fedelissimo del boss di Cosa nostra.
A cura di Susanna Picone
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Il vero Bonafede e Messina Denaro
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Un "uomo d'onore riservato", un fedelissimo che ha consentito a Matteo Messina Denaro di restare latitante ma anche di mantenere saldo il suo ruolo di boss. Così il gip di Palermo descrive nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere il vero Andrea Bonafede, il geometra 59enne di Campobello di Mazara che aveva prestato l’identità al capomafia e che ieri è stato arrestato dai carabinieri del Ros a Tre Fontane con l’accusa non di favoreggiamento ma del più grave reato di associazione mafiosa.

In un provvedimento di 17 pagine, che accoglie le considerazioni del Procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dell'aggiunto Paolo Guido e del pm Piero Padova, il gip smonta le bugie che Bonafede ha raccontato dopo l’arresto di Messina Denaro.

Le accuse contro Andrea Bonafede

Secondo gli inquirenti, Andrea Bonafede avrebbe ceduto a Messina Denaro il proprio documento di identità – con quel nome il mafioso si curava nella clinica in cui è stato catturato – affinché potesse metterci la sua foto. Messina Denaro avrebbe usato l’identità di Bonafede già a partire dal 13 novembre 2020, quando fu operato all'ospedale di Mazara del Vallo.

Inoltre, Bonafede ha consentito a Messina Denaro di attivare un bancomat che il boss usava per sostenere le spese necessarie per il sostentamento durante la latitanza e lo stesso geometra ha acquistato un appartamento in vicolo San Vito con 20.000 euro che Messina Denaro gli ha dato in contanti. Somma che Bonafede aveva versato sul proprio conto corrente postale per chiedere l'emissione di un assegno circolare da utilizzare all'atto del rogito notarile.

E sempre grazie a Bonafede il capomafia ha potuto disporre di una 500 e poi di una Giulietta con cui muoversi indisturbato. I documenti di entrambe le auto sono stati trovati nel covo del boss: si è scoperto che sono state intestate formalmente alla madre 87enne di Bonafede.

La falsa carta d'identità
La falsa carta d'identità

L'acquisto della casa e le auto

Il gip smonta anche la difesa di Bonafede che ha ammesso solo ciò che non ha potuto negare – come per esempio l’acquisto dell’ultimo covo – ma ha sostenuto di aver incontrato il boss solo pochi mesi fa. Ma non sarebbe questa la verità: "L'acquisto della abitazione e la cessione di un documento di identità sul quale apporre la propria fotografia risalgono ad un periodo risalente almeno al 27 luglio 2020 (epoca di acquisto della prima autovettura) o comunque al 13 novembre 2020 (epoca del primo intervento subito da Messina Denaro sotto le mentite spoglie di Andrea Bonafede)".

Bonafede – si legge ancora – "ha consapevolmente fornito a Matteo Messina Denaro per oltre due anni ogni strumento necessario per svolgere le proprie funzioni direttive: identità riservate, un covo sicuro, mezzo di locomozione da utilizzare per spostarsi in piena autonomia".

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