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Matteo Messina Denaro

Andrea Bonafede e Messina Denaro: l’auto e la casa, le nuove prove contro il prestanome del boss

Le nuove prove a carico di Andrea Bonafede presentate durante il processo in corso che vede imputato il geometra di Campobello di Mazara per associazione mafiosa. Per l’accusa, Bonafede potrebbe essere stato a disposizione di Messina Denaro per oltre un decennio prestandogli la sua identità.
A cura di Antonio Palma
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Il vero Bonafede e Messina Denaro
Il vero Bonafede e Messina Denaro
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Andrea Bonafede avrebbe aiutato il boss mafioso Matteo Messina Denaro prestandogli la sua identità durante la latitanza per anni prima della cattura del numero uno di Cosa Nostra, poi morto in carcere. È quanto sostiene l’accusa nelle nuove prove a carico di Andrea Bonafede presentate durante il processo in corso che vede imputato il geometra di Campobello di Mazara per associazione mafiosa. Le prove depositate dalla procura di Palermo riguardano diversi elementi come casa e auto utilizzate dal boss negli anni di fuga e hanno spinto il Gup a rinviare l’udienza.

Il giudice per le udienze preliminari infatti oggi doveva emettere la sentenza nel processo con rito abbreviato ma le nuove prove presentate dall’accusa hanno spinto il Gup a rinviare il verdetto al 20 maggio prossimo, riservandosi la decisione sull'ammissione delle acquisizioni dei pm. I nuovi elementi a carico di Andrea Bonafede sarebbero emersi nell’ambito delle indagini della Procura di Palermo a carico di un altro presunto prestanome del capomafia, l'architetto Massimo Gentile, che avrebbe ceduto la propria identità al boss per comprare un’auto nel 2014.

La carta d'identità utilizzata da Matteo Messina Denaro
La carta d'identità utilizzata da Matteo Messina Denaro

Si è scoperto che sulla stessa auto venne fatto un nuovo passaggio di proprietà nel 2017, quando la vettura venne intestata alla madre di Bonafede. Per l’accusa è un segno che tra il geometra e il padrino c’erano rapporti già allora e quindi molti anni prima dell’arresto del gennaio del 2023.  Un’altra prova presentata in Tribunale fa risalire addirittura il rapporto tra imputato e boss a dieci anni prima.

Per l’accusa, Bonafede potrebbe essere stato a disposizione del capomafia già nel 2007 visto che la prima casa di Campobello di Mazara in cui Messina Denaro ha vissuto venne affittata a nome di Andrea Bonafede proprio in quell’anno. A riprova di questa tesi il racconto dell’ex convivente dell’imputato che ha detto agli inquirenti che il geometra non ha mai abitato in quell’appartamento, avendo convissuto con lei negli stessi anni, nonostante continuasse a pagare il canone. Per l’accusa è una ulteriore prova che nell’immobile vivesse il boss che era stato visto nei pressi della casa da alcuni testimoni cinque anni prima della cattura.

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