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Andrea Baudissone clochard dopo una vita in fabbrica: “Persi il lavoro nel 2018 mancava un anno alla pensione”

Andrea Baudissone, 61 anni, lavorava nella fabbrica Embraco che nel 2018 ha chiuso lasciando a casa 537 esodati. L’uomo è rimasto senza casa, senza soldi e senza lavoro. “Mancava un anno alla pensione, ancora cerco lavoro ma chi mi assumerebbe adesso?”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Andrea Baudissone a sinistra
Andrea Baudissone a sinistra

Dopo la chiusura della Embraco, la fabbrica nella quale lavorava dal 1991, Andrea Baudissone, oggi ex operaio, ha iniziato a vivere in strada. Da quando ha dovuto lasciare la fabbrica che ha chiuso nel 2018, Baudissone ha perso anche casa e risparmi fino a trovarsi costretto a chiedere aiuto ad associazioni e mense dei poveri.

Secondo il quotidiano La Stampa, il primo a raccontare la storia dell'ex operaio, nel 2018 la Embraco ha chiuso lasciando 537 esodati a casa. A nulla sono valse le lotte sindacali: Baudissone, come tanti altri, avrebbe raggiunto la pensione con un altro anno di lavoro e nonostante le proteste e le promesse della politica, si è purtroppo ritrovato senza niente.

A distanza di sei anni, Baudissone vive in Galleria San Federico a Torino, dove dorme insieme ad altri senzatetto. Non smette di cercare lavoro ma l'età e la mancanza di risorse gli impediscono di ottenere la pensione. "Io mi occupavo di caricare e scaricare compressori – ha raccontato -. L'ho fatto per 20 anni e ora sono ridotto così".

Anche in questi giorni di grande freddo, con il termometro fermo sui due gradi, lui e tanti altri dormono nella Galleria San Federico, stretti nei loro sacchi a pelo. Le associazioni e le mense dei poveri non sono purtroppo in grado di accogliere tutti.

Da anni l'ex operaio 61enne divide il suo tempo con gli altri clochard. Eppure, come racconta, la fama della Embraco era quella di "una fabbrica d'avanguardia", ben lontana dalla chiusura. Così però non è stato e a nulla sono purtroppo valse le lotte sindacali e le manifestazioni in strada.

"Quando sono entrato all’Embraco era il 1991 – ha ricordato Baudissone – e c’erano 5 mila operai – Le linee di produzione erano sette, ma dopo un anno si era già ridotta la produzione. I nostri stipendi erano calati. Abbiamo protestato, ma non è servito".

Una lenta discesa, ha raccontato, fino alla chiusura. "Adesso pranzo nella mensa per i poveri, ma spesso ci sono code lunghissime e rischi di restare a pancia vuota. Nei fine settimana mangio se riesco perché le mense sono chiuse. Le monete dei passanti mi permettono di racimolare quel che basta per un panino, ma su mille persone che passano, ti aiutano in due. Di notte è inutile pensare a un dormitorio, si dorme con un occhio aperto per evitare che vengano sottratti vestiti o scarpe".

"Si riposa dove si può – ha continuato – e spesso i volontari ci danno una mano con un bicchiere di latte caldo". Quello dell'ex operaio verso la strada è stato un percorso lento e costellato di sofferenze. "Avevo ricevuto un Tfr di 30mila euro, ma nel frattempo avevo accumulato molti debiti. Per pagare sono rimasto senza soldi e ho perso anche la casa. Con i pochi spicci rimasti sono andato a vivere in un bed and breakfast dove davo una mano per le piccole manutenzioni. Per qualche mese ho anche vissuto da mio fratello, ma poi sono rimasto solo e senza denaro. Per i primi mesi in strada ho vissuto nella stazione di Porta Nuova, poi mi sono spostato perché la galleria è più riparata. Qui ho conosciuto Giacomo, che ha 55 anni e sua mamma Fernanda, che ne ha 84. Sono loro la mia nuova famiglia. In questo lasso di tempo ho continuato a cercare lavoro, ho fatto qualcosina ma nulla che mi permetta di avere quei 12 mesi di contributi in più per la pensione. Chi volete che mi offra un impiego alla mia età?".

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