Ancona, pugnala a morte l’amico per una ragazza: “Ma non è mai esistita”
L'ombra del disagio psichiatrico si allunga sul delitto dell'Immacolata, ad Ancona, dove ieri il 26enne Michele Martedì, parrucchiere, è stato pugnalato a morte dall'amico Mattia Rossetti, che ha manifestato tutto il suo odio per la vittima in una story pubblicata su Instagram poco prima. Novanta secondi di pura follia, dove, tra una farneticazione e l'altra – accusa la vittima di aver causato la morte del leader dei Linkin' Park, morto suicida nel 2017 – fa riferimento a una ragazza.
"Mi piaceva una ragazza, non faccio il nome che poi ho scoperto che era stata anche con lui, nonostante il suo negare. Martedì (la vittima, ndr) ha sfruttato le mie paranoie per rovinarmi la storia, solo perché mi ero fatto mezzo pezzo di cocaina. Bravo Michele Martedì che insieme a lei mi facevano le robe davanti agli occhi, bello ciò che hai fatto". Poco dopo aver postato questo video ha aggredito l'amico alle spalle, colpendolo ripetutamente con un coltello a serramanico. Secondo una prima analisi del medico legale Adriano Tagliabracci, incaricato dell'autopsia, sono almeno nove i fendenti inferti tra torace, fianco e avambraccio. Erano amici da quando avevano diviso il banco di scuola alle medie.
Sconvolti gli amici di entrambi, che tuttavia hanno chiarito un punto: la storia della ragazza sarebbe completamente inventata: "Non è mai esistita". In prima battuta, infatti, le forze dell'ordine avevano ipotizzato un movente passionale, proprio in virtù dell'episodio riguardante ‘una ragazza' accennato dal killer nel video. Un'ipotesi che ora verrà vagliata attentamente. Sebbene non fosse possibile, dal farbeticante video, prevedere il proposito omicidiario del Rossetti (non vi erano minacce, ma solo insulti, bestemmie e farneticazioni), le condizioni di instabilità del Rossetti si sarebbero già manifestate, facendo temere al Di Martedì di venire aggredito. "Lui chiama mia madre lamentandosi che gli voglio mettere le mani addosso – dice ancora il killer nel video – le dice di essere preoccupato e di farmi curare. È un infame".