Una persona in carrozzina, nella maggior parte dei casi, non muove le gambe o le muove male. Questo significa pessima circolazione, che a sua volta comporta gambe e piedi quasi sempre freddi, per la gioia dei propri partner quando si entra nel letto la sera.
Qualche giorno fa mi è stata fatta una domanda per me insolita: “Ma tu, Iacopo, come ti vesti con il freddo?”. A scrivere era la sorella di un ragazzo disabile che trovava scomoda la tecnica del vestirsi a strati (scientificamente “vestirsi a cipolla”). Così, nella mia ignoranza, ho suggerito la soluzione più spontanea, quella che vedo adottare da tanti carrozzati: utilizzare una coperta da buttarsi addosso fuori casa, sicuramente anti-estetica ma di certo pratica e calda.
Chi, come me, può essere “gestito” fisicamente, non ha problemi a infilarsi un paio di jeans o a mettersi un giubbotto smanicato con sopra un piumino pesante, coprendo gli spifferi ed evitando l'assideramento. Ma tutti gli altri? Ecco allora che, rovistando nei cassetti della memoria, mi è tornato in mente il messaggio di Lidia.
"Guarda che bella iniziativa qui nel Regno Unito: una linea di abiti ‘facili’ da indossare, ma comunque colorati e adatti a qualsiasi età, in una delle principali catene di abbigliamento!"
Vestiti, raccontava Lidia, ideali per suo figlio autistico, che con cerniere e bottoni proprio non sa fare amicizia. Ma penso anche a chi ha problemi nella manualità come molti tetraplegici o a chi non vede bene (o non vede per niente). In questo modo, grazie a chiusure con il velcro, elastici o clip, ragazzi e adulti possono sentirsi più indipendenti e comunque alla moda, indossando un bel paio di jeans o una camicia elegante, e non sempre e solo larghe tute o pigiami (che, diciamolo, il più delle volte danno l'idea di "ospedalizzato").
Una linea "accessibile" era stata lanciata a inizio anno anche da una nota firma, Tommy Hilfiger, grazie alla collaborazione con la no-profit "Runway of Dreams", fondata dalla madre di una bimba con distrofia muscolare. Inizialmente, tra il 2016 e il 2017, la linea riguardava solo bambini e ragazzi, ma da quest'anno si è espansa includendo abiti per adulti: la campagna di lancio ha coinvolto persone di spicco nel panorama della disabilità.
Può sembrare scontato o insignificante, ma la condizione di "disabile", a livello di percezione sociale, passa anche dall'immagine. E allora cerchiamo di volerci più bene, e di permettere agli altri di volersi più bene: abbigliamento e cura della persona sono diritti che non devono mancare. Perché il freddo peggiore non è quello portato dall'inverno, ma dalla mancanza di possibilità. Riflettiamo su questo, mentre intanto, nei "nostri" negozi, un reparto easy dress continua a mancare.