Anche il Cile legalizza produzione e consumo di cannabis
Anche il Cile dice sì al consumo di marijuana per scopi medici, ricreativi e "spirituali". La Camera ha votato due giorni fa il provvedimento che legalizza l'erba e che pone il paese al livello di altri importanti stati sudamericani, che hanno detto sì all'uso della cannabis puntando, in questo modo, ad accrescere le libertà personali e ostacolare il narcotraffico. La legge da un Parlamento che non è noto per la sua apertura: in Cile, infatti, è proibito fumare sigarette mentre si guida l'auto e persino le sale bingo sono state a lungo illegali. La legge sulla marijuana ha però convinto 68 deputati, che hanno votato a favore della legalizzazione (39 i contrari e 5 gli astenuti): il provvedimento permette di coltivare fino a sei piante di cannabis, trasportarne 10 grammi in tasca e possederne in casa mezzo chilo. Non sarà invece consentito fumare uno spinello in pubblico, mentre è permesso il consumo ai minorenni, previa ricetta medica e consenso dei genitori. Nel dibattito in aula Camila Vallejo, deputata comunista ed ex leader degli studenti, ha accusato i critici di "ignorare la realtà della strada, dove il consumo alimenta lo spaccio". La legge dovrà ora passare al Senato per l'approvazione definitiva, che appare scontata.
La norma votata dalla Camera mette il Cile al passo Uruguay e Bolivia, paesi governati da presidenti di sinistra radicale che hanno legalizzato la produzione, vendita e consumo di marijuana. In Bolivia Morales – ex sindacalista dei lavoratori dei campi di coca – ha legalizzato il mercato della pianta da cui si ricava la polvere bianca ma che nel paese viene masticata in foglie secche, con gli effetti leggermente eccitanti. In Colombia, dopo anni di sconfitte nella lotta ai narcotrafficanti, il presidente Santos si è dichiarato favorevole all’adozione di politiche più libertarie: in progetto non solo la legalizzazione della cannabis ma anche, in parte, delle foglie di cocaina.