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“Ammessi in seminario anche i gay, ma è essenziale la castità”: le nuove linee guida della Cei

Secondo le nuove linee guida della Cei, sono ammessi in seminario anche persone dichiaratamente omosessuali “purché venga rispettato il principio della castità”. L’astensione dall’esercizio della sessualità era richiesto come base per l’iscrizione al seminario anche nelle vecchie linee guida.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Per essere ammessi in seminario bisognerà mostrare "fin dall'inizio" un orientamento "alla vita celibataria". In quest'ottica, assicura la Cei, non ci sarà uno "sbarramento" agli omosessuali, ma sarà chiesta l'assoluta castità. Questo è quanto previsto dalle nuove linee guida della Cei per l'ammissione ai seminari che comunque da sempre richiedono la rinuncia all'esercizio della sessualità. Secondo queste nuove direttive, l'accesso sarà aperto anche agli omosessuali purché sia mantenuta la castità. 

"L'obiettivo della formazione del candidato al sacerdozio – continua la Cei – nell'ambito affettivo-sessuale è la capacità di accogliere come dono, scegliere liberamente e di vivere responsabilmente la castità nel celibato". Si ribadisce che la Chiesa "pur rispettando profondamente le persone in questione" non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri "coloro che praticano l'omosessualità".

Questo tema era già stato trattato dalla Cei. Durante una precedente assemblea, lo scorso 20 maggio, il Papa aveva invitato i vescovi a "non ammettere persone dichiaratamente gay". Un incontro a porte chiuse che aveva suscitato molte polemiche per via della frase utilizzata dal Pontefice per definire i seminaristi omosessuali. "C'è troppa fr*ciaggine" aveva detto ai presenti.

Dopo le polemiche, era arrivata la risposta della Santa Sede: "Il Papa non voleva offendere o esprimersi in termini omofobi e rivolge le sue scuse a coloro che si sono sentiti offesi". "Francesco non è omofobo – si era giustificato il vicepresidente Cei, monsignor Francesco Savino -. La frase è stata tolta dal contesto e usata per dividere".

Nelle rinnovate linee guida si chiede anche che i candidati non siano mai stati coinvolti in episodi di abusi. "Deve esserci la massima certezza – si legge nel documento dei vescovi italiani- La massima attenzione deve essere prestata al tema della tutela dei minori e degli adulti vulnerabili".

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