Amina, 18enne italiana in carcere in Kazakistan, la mamma: “È stata maltrattata, temo per la sua vita”
Una ragazza pugliese di 18 anni è da tre mesi in carcere ad Astana, capitale del Kazakistan, e rischia una pena dai 10 ai 15 anni di reclusione. La giovane si chiama Amina Milo Kalelkyzy, è stata arrestata lo scorso luglio con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti, ma secondo la madre non sarebbero state raccolte prove a suo carico tali da giustificarne l'arresto. Per questo la donna ha fatto appello al Ministro degli Esteri Antonio Tajani affinché di impegni per la sua scarcerazione.
I contorni della vicenda sono stati raccontati dal Quotidiano di Puglia. Lo scorso luglio la ragazza era andata insieme alla madre Assemgul Sapenova, naturalizzata italiana, in Kazakistan per incontrare alcuni parenti che vivono lì. Da quel momento per la ragazza è iniziato un vero e proprio calvario: il 2 luglio sarebbe stata fermata dalla polizia mentre era con un ragazzo kazako, e rilasciata dopo una notte in custodia. Quarantotto ore dopo è stata di nuovo fermata e portata con l'inganno – ricostruisce il quotidiano pugliese – da due agenti di polizia in un appartamento privato dove sarebbe stata segregata e maltrattata per 16 giorni. Gli agenti avrebbero poi chiesto telefonicamente a sua madre un riscatto di 60mila euro per riavere sua ragazza.
È stato solo grazie al lavoro diplomatico dell'ambasciata italiana che Amina è stata rintracciata e rilasciata "da quello che è subito apparso uno stato di detenzione illegittimo", riporta un documento riservato che il giornale ha potuto visionare. Una volta liberata la giovane presentava segni sul collo, sui polsi, ed era visibilmente denutrita e disidratata. La diciottenne avrebbe trascorso 16 giorni legata a una sedia, spesso senza poter mangiare o bere. Sarebbe stata maltrattata e probabilmente anche abusata. Tuttavia anche dopo il suo rilascio Amina è stata "convocata alla stazione di polizia per la firma di alcuni documenti" ed è stata di nuovo arrestata, questa volta con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti. "Da quel momento Amina, per il tramite del suo avvocato e con il sostegno dell'ambasciata, ha chiesto più volte i domiciliari, ma non le sono stati concessi perché le autorità kazake ritengono sussista il pericolo di fuga", conclude il Quotidiano di Puglia.
La madre della giovane ha lanciato un appello alla Farnesina affinché si attivi per la scarcerazione della figlia "Sono all'esterno del carcere, qui è sera, spero di riuscire a entrare domani mattina. Amina l'ho vista l'ultima volta venerdì. Ha tentato per due volte il suicidio, la seconda volta quando le hanno negato i domiciliari. Sta male perché nessuno le crede. È stanca, ha perso nove chili. Siamo tutti molto depressi", ha detto all'ANSA la donna. "Non la lascio sola con questi lupi".