Amianto fuorilegge, anzi no: ecco come l’Italia ignora i rischi
Amianto fuorilegge, anzi no: nei luoghi di lavoro è possibile respirarne fino a 100 fibre/litro. Questo è il limite stabilito per legge entro il quale le persone possono lavorare senza misure di sicurezza e senza vedere riconosciuti i propri diritti se in seguito svilupperanno una malattia correlata all'amianto. Ma il pericolo è presente e concreto.
A lanciare l'allarme è l'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio Nazionale Amianto che da anni si batte per i diritti delle vittime del minerale killer. Semplice calcolare l'entità del rischio: basta dire che "ci sono 32milioni di tonnellate di amianto in Italia", afferma Bonanni. Per sottolineare questo pericolo e premere sulle istituzioni perché – finalmente – si muova qualcosa, l'Osservatorio ha organizzato una conferenza internazionale con i massimi esperti in materia e ha inviato una lettera-appello al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
L'amianto è ancora molto diffuso, nel nostro Paese?
Purtroppo sì, e se si continua di questo passo diventerà impossibile bonificare.
E' pericolosa l'esposizione all'amianto entro il limite delle 100 fibre/litro ?
E' un limite inaccettabile: la scienza ha sconfessato l'Italia nella conferenza che si è tenuta la settimana scorsa a Roma dimostrando che, purtroppo, il rischio amianto è presente anche sotto quella soglia. Secondo la legislazione italiana, invece, sotto quel limite non ci sarebbero danni per la salute dei lavoratori.
E non è così?
Quella dose è altissima e durante la nostra conferenza lo ha evidenziato efficacemente il professor Ronald Gordon, direttore del Dipartimento di Patologia della Mount Sinai School of Medicine di New York. Per questo ha auspicato che il limite venga portato a zero. Ed è quello che noi dell'Osservatorio Nazionale Amianto chiediamo.
Perché il "limite zero" è così importante?
Dovrebbe essere imposto per legge. Studi scientifici dimostrano la pericolosità dell'amianto anche a basse dosi. Mesotelioma e asbestosi sono patologie dose-dipendenti e determinante è il tempo di esposizione ambientale. E' stato dimostrato, inoltre, che anche una sola fibra è dannosa per l'organismo: è la teoria della trigger dose, per la quale anche una bassissima quantità di asbesto può innescare un processo inarrestabile verso il tumore da amianto.
Ci sono casi documentati?
Certo: i professori universitari dell'università di Torino, che si sono ammalati di mesotelioma a causa di un'esposizione ambientale continua, ne sono un esempio lampante. L'insorgenza del tumore avviene molti anni dopo l'esposizione all'asbesto, ma il processo verso la malattia inizia molti decenni prima.
Come ci si può difendere?
Solo con la bonifica. Le istituzioni devono capirlo. Anche per questo abbiamo inviato un appello al Presidente della Repubblica, perché solleciti le forze politiche ad assumere iniziative immediate per abolire il limite delle 100 fibre/litro negli ambienti di lavoro e disporre un termine ultimo per la bonifica.