Ambulante ucciso in strada, l’avvocato a Fanpage: “È anche colpa di chi si è girato dall’altra parte”
"La cosa più grave è che prima della morte di Alika non sia stato fatto quello che era doveroso fare da parte di qualcuno presente. Questo è l'interrogativo che deve scuotere le nostre coscienze: chi era lì e si è girato dall'altra parte dovrebbe vergognarsi perché è anche un po' colpa sua quello che è successo". A parlare a Fanpage.it è l'avvocato Francesco Mantella, che conosceva bene Alika Ogorchukwu, l'ambulante 39enne di origine nigeriana che è stato ucciso per strada ieri a Civitanova Marche.
Il legale ribadisce, così, quanto abbia pesato l'indifferenza delle persone presenti a Corso Umberto I ieri, mentre si consumava l'aggressione in pieno giorno. Molti hanno ripreso la scena con i propri telefoni cellulari ma senza intervenire.
Qualcuno sui social ha raccontato la propria versione dei fatti. "Io c’ero a Civitanova quando quel matto ha presso a sprangate quell’uomo. Ero appena uscita dalla banca che è sul corso, ho sentito delle urla e ho visto uno con una spranga/stampella e la dava addosso ferocemente a quel mendicante/ambulante", ha scritto Sara su Facebook, aggiungendo: "C’è chi ha chiamato il 118 per farsi dire come fare un massaggio cardiaco quando è arrivata la Polizia qualcuno è andato a prendere il defibrillatore che si trova in piazza c'è chi ha cominciato a chiedere di un medico ed è arrivato un giovane dottore in vacanza che ha provato a rianimarlo. Il matto aggressore è stato preso anche perché un signore lo ha rincorso per vedere dove si nascondeva e lo ha segnalato alla polizia. Non è vero che nessuno ha fatto niente non è assolutamente vero".
Secondo Mantella, "tutto questo sicuramente sarà stato fatto, ma la cosa più grave è che prima di arrivare alla morte di Alika non sia stato fatto nulla".
Intanto, continuano le indagini su quanto successo ieri. Secondo il legale, l'udienza di convalida del fermo di Filippo Ferlazzo, il 32enne di origine salernitane arrestato per l'omicidio di Alika, ci sarà non prima di lunedì. E dovrebbero essere ascoltate dagli inquirenti anche altre persone che hanno assistito all'aggressione per ricostruire esattamente quanto successo.
Grande è il dolore della famiglia della vittima, da anni residente in Italia. "Sono in stretto contatto con la moglie di Alika – ha detto l'avvocato -, lei chiaramente è disperata per il suo futuro e per quello del figlio. Ma è anche molto straziata dal gesto rispetto al quale chiede giustizia. Vuole che questa persona, oltre a poterci avere un confronto per capire, guardandolo negli occhi, perché l'ha fatto, trovi la giusta dimensione e valutazione in sede giudiziaria. Non si può morire così per un banale battibecco".