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L'omicidio Meredith Kercher

Amanda Knox: “Tornerò in Italia, malgrado pensino che sia colpevole”

La ragazza – scagionata dall’accusa di aver ucciso Meredith Kercher: “Non odio l’Italia e ci tornerò presto, anche se pensano che io sia una puttana”.
A cura di Davide Falcioni
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"Non odio l'Italia e ci tornerò presto, anche se pensano che io sia una puttana". Sono le parole pronunciate in un'intervista rilasciata a una radio norvegese da Amanda Knox, la 31enne statunitense condannata in primo grado e poi assolta in appello per l'omicidio di Meredith Kercher, uccisa a Perugia nel 2007. "Ho ancora una relazione complicata con l'Italia, ma non la odio. Parlo ancora facilmente italiano. Ho amici italiani, ma tanti pensano ancora che io sia colpevole", ha detto la statunitense.

Amanda Knox ha poi parlato del procuratore di Perugia, Giuliano Mignini, che l'aveva accusata del delitto: "Per capire cosa mi ha fatto, non mi sarebbe d'aiuto se dicessi che è solo un uomo malvagio. Avevo bisogno di capire che persona è. Ho scoperto dal documentario televisivo sul mio caso che è padre di quattro figlie. Quando vide cosa accadde a Meredith, si identificò immediatamente con la sua famiglia e voleva trovare un responsabile a tutti i costi. Ma non si rendeva conto che quell'impulso di andare avanti lo stava anche mettendo in un tunnel. Lo rendeva incapace di vedere oltre il suo pregiudizio". Sempre in riferimento a Mignini: "Non so se pensa ancora di aver fatto la cosa giusta. L'ho visto solo nella stanza dell'interrogatorio e nell'aula del tribunale, ma sarei molto interessata a sedermi con lui per sentire se ha cambiato la sua opinione, se le convinzioni che aveva sul tipo di persona che sono, ora sono cambiate". La Knox si è detta convinta che sia stato Rudy Guede ad uccidere la sua coinquilina.

Amanda Knox ha parlato infine del rapporto con Raffale Sollecito. "Lui è importante per me, ma ci conosciamo come sopravvissuti ad un evento molto traumatico. La nostra relazione è la peggiore esperienza della nostra vita. Quando ci vediamo tutti i brutti ricordi tornano a galla. Raffaele ha lavorato sodo per riavere la sua identità e per trovare la sua strada. Poiché ero ‘Foxy Knoxy' tutti mi odiavano, mentre lui era considerato nessuno. Nulla lo collegava a questo crimine, eppure il suo Paese lo ha tenuto in prigione per quattro anni e sotto processo per otto. Non ci vediamo spesso, ma quando viene a Seattle cena con la mia famiglia. E quando andrò in Italia, lo vedrò sicuramente".

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