L'omicidio Meredith Kercher

Amanda Knox sotto processo per calunnia in Cassazione, Lumumba in aula: “Deve essere condannata”

I giudici della Suprema Corte devono esprimersi sulla sentenza con cui lo scorso giugno la Corte d’assise d’Appello di Firenze ha condannato a tre anni di reclusione la cittadina americana. L’avvocato del congolese: “Ha subito danni devastanti e non ha mai ricevuto risarcimento”.
A cura di Biagio Chiariello
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Amanda Knox e Patrick Lumumba
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Ha preso il via in Cassazione il processo per calunnia nei confronti di Amanda Knox, la cittadina USA che, nelle fasi iniziali dell’indagine sull’omicidio di Meredith Kercher a Perugia, accusò ingiustamente il suo datore di lavoro, l'ex proprietario di un pub Patrick Lumumba, pur essendo consapevole della sua innocenza. Quest'ultimo venne arrestato e trascorse due settimane in carcere. Per il delitto furono condannati inizialmente Amanda Knox e Raffaele Sollecito: dopo un lungo iter giudiziario, il 28 marzo 2015 per entrambi arrivò l'assoluzione in via definitiva per non aver commesso il fatto.

Patrick Lumumba oggi vive in Polonia con la moglie. "Credo nella giustizia italiana: Amanda ha sbagliato, mi ha calunniato e, anche se lei non mi ha mai chiesto scusa, mi aspetto che questa condanna sia confermata", ha detto il congolese entrando in aula per l’udienza.

"Come sto? Come sto vivendo questi momenti? Fortunatamente ho accanto la mia famiglia e i miei amici, che mi hanno sempre accompagnato. Amo l'Italia" ha aggiunto – "

Amanda Knox è già stata condannata a tre anni per la calunnia nei suoi confronti in Corte d'assise d'Appello a Firenze. “Speriamo che oggi si metta fine a questa storia e la condanna accompagni Amanda per tutta la vita", ha aggiunto Lumumba.

L’avvocato Carlo Pacelli, che lo assiste come parte civile, ha aggiunto: "Dopo la povera Meredith, Lumumba è la seconda vittima di questa vicenda giudiziaria. Noi chiediamo giustizia". Lumumba ritiene doveroso essere presente in Cassazione perché ha subito danni devastanti, sia morali che economici, dalla calunnia nei suoi confronti, ha affermato il legale all’Adnkronos. "Patrick non ha mai ricevuto nessun risarcimento – aggiunge – e Amanda non ha mostrato alcun rimorso né pietà nei suoi confronti".

La 37enne americana ha invece deciso di rimanere negli Stati Uniti, dove lavora come scrittrice e crea contenuti per il web. È anche produttrice della serie TV sulla vicenda dell'omicidio di Perugia, che si sta girando tra Orvieto e lo stesso comune umbro. Non sarà dunque presente in aula, a differenza di quanto avvenuto in occasione della sentenza di Firenze.

"Siamo molto fiduciosi, abbiamo argomenti forti. Amanda non c'è, sta a casa con la sua famiglia aspettando fiduciosa e rispettosa della giustizia italiana e confida di poter chiudere questa sua vicenda". Così i suoi avvocati Carlo Dalla Vedova e Luca Luparia Donati.

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La stessa americana nella notte italiana ha pubblicato una serie di post sul proprio profilo X nei quali ha ribadito: “non sono una bugiarda. Non sono una calunniatrice. Non ero presente a casa quando Meredith è stata assassinata”. "Be', oggi ho fatto come Tony Soprano e sono svenuta" scrive. "Non stavo guardando le anatre, stavo solo fissando il verdetto che mi arriverà dalla Corte Suprema in Italia domani mattina".

E ancora: “Ho combattuto contro questa accusa di diffamazione – scrive ancora Knox – sin dalla mia prima condanna nel 2009. Quando sono stata assolta dall’accusa di omicidio nel 2015, questa accusa è stata confermata, quindi ho fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2019, che si è pronunciata a mio favore. L’Italia ha ribaltato questa condanna e mi ha rimandato indietro per un nuovo processo l’anno scorso. Mi hanno dichiarato di nuovo colpevole e ora questo è il mio ultimo tentativo di riabilitare il mio nome una volta per tutte”.

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