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Amalia, la scienziata che scoprì il gene dell’Alzheimer: “Niente fondi, il mio centro chiude”

La denuncia di Amalia Bruni, la scienziata calabrese che nel 1995 scoprì il gene più diffuso dell’Alzheimer, la cosiddetta “presenilina”. Il centro regionale di neurogenetica di Lamezia Terme, che lei dirige, è a rischio chiusura perché mancano i fondi e molti dipendenti hanno già ricevuto le prime lettere di licenziamento: “Avremmo potuto concepire farmaci per combattere in maniera più sostanziosa la malattia, ma i nostri studi negli ultimi anni hanno trovato ostacoli che non ci permettono di andare avanti”.
A cura di Ida Artiaco
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Amalia Bruni (Facebook).
Amalia Bruni (Facebook).

È conosciuta in tutto il mondo perché grazie alla sue ricerche è stata tra le prime a scoprire il gene più diffuso dell’Alzheimer, la cosiddetta "presenilina". Eppure il suo centro sta per chiudere e licenziare buona parte dei dipendenti perché mancano i fondi. Succede a Lamezia Terme, in Calabria dove il Centro regionale di neurogenetica, diretto dalla scienziata Amalia Bruni, rischia di chiudere i battenti, perché non ci sono più soldi neanche per pagare il personale e quattro biologhe sono già andate via, dopo che sono partite le prime lettere di licenziamento. Una grande perdita per tutta l'Italia anche perché, come ha dichiarato Bruni al Corriere della Sera, "presto avremmo potuto concepire farmaci per combattere in maniera più sostanziosa l’Alzheimer, ma i nostri studi negli ultimi anni hanno trovato ostacoli che non ci permettono più di continuare nella ricerca".

Dal 1995, anno in cui la scienziata calabrese di Girifalco, classe 1955, ha scoperto il gene, sono state fatte nel centro lametino ricerche di rilevanza internazionale nell’ambito delle malattie neurodegenerative. Il centro, infatti, da lei diretto, è unico nel settore sanitario nazionale, consentendo non soltanto uno studio sistematico, ma anche una vera e propria assistenza ai malati di Alzheimer nonché di forme di demenza e di similari forme di patologia degenerativa. Ma negli ultimi mesi la situazione è diventata difficile e ora, oltre a mancare i soldi per pagare il personale, altre dieci figure professionali, tra cui infermieri, informatici, psicologi, e assistenti sociali, in servizio all’Associazione per la ricerca neurogenetica (Arn), hanno ricevuto le lettere di licenziamento e dal primo marzo prossimo resteranno a casa. Bruni ha anche inviato una lettera al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ma ancora non ha ricevuto risposta.

"Tutto ciò accade tra l’indifferenza della politica regionale – ha continuato Bruni al quotidiano di via Solferino -, dei commissari prefettizi che guidano l’Azienda sanitaria di Lamezia Terme commissariata per mafia, e del generale Saverio Cotticelli, commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro della sanità in Calabria. C’è il rischio che il Centro di neurogenetica diventi un ambulatorio sanitario, perché la spoliazione in atto porterà a questo". Come riferito dalla scienziata, fino al 2018 la somma destinata al centro veniva erogata nei tempi previsti dalla regione, ma poi "ad un certo punto i finanziamenti non sono più arrivati e non è stato sufficiente avvertire che quei soldi facevano parte di un Fondo istituito con legge regionale, mai abrogata". Sempre nel 2018 la Regione ha inserito in bilancio un nuovo fondo di duecentomila euro. "Ma quei soldi – ha concluso – sono già finiti e per questo ogni giorno siamo costretti a mandare a casa centinai di pazienti e abbiamo bloccato anche le prenotazioni perché con un solo infermiere il Centro non può far fronte alla domanda di speranza". Intanto, è nato anche un comitato che porterà avanti la battaglia del centro con iniziative in tutta la Calabria.

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