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Alternanza scuola-lavoro, si pratica sempre di più: nel 45,3% delle superiori

Dai dati del Miur, si evince che sono sempre più gli istituti che hanno intrapreso un percorso didattico che alterna ore di lezione in classe a stage in aziende coinvolgendo oltre 200mila studenti. L”obiettivo è combattere la dispersione scolastica e la disoccupazione giovanile.
A cura di Biagio Chiariello
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Nel suo piano sulla Buona Scuola, Matteo Renzi ha puntato forte sull’alternanza scuola-lavoro (obbligataria già dal terzo anno) per combattere la dispersione scolastica e creare una connessione tra l’universo dell’insegnamento e il mondo dell’occupazione. L’alternanza, oltre a combattere il Neet, i giovani che non sono occupati né in un percorso formativo né in un occupazione lavorativa, serve anche a rispondere adeguatamente alla domanda professionale delle aziende, riuscendo a fornire loro personale qualificato con le abilità necessarie. Come evidenzia il Corriere della Sera, dai dati presentati giovedì mattina al Job&Orienta di Verona, sembra che, a dirla con le parole del sottosegretario all’istruzione Gabriele Toccafondi, “si stia sgretolando la parete divisoria tra scuola e mondo del lavoro”.  

Nell’ultimo anno scolastico 2013-2014, quasi la metà delle scuole italiane (43,5%) ha scelto un percorso didattico che alterna ore di lezione in classe a stage in società coinvolgendo 210.506 studenti (10,7 per cento) degli istituti superiori in 10.279 progetti, secondo la ricerca del Miur con Indire sull’alternanza scuola-lavoro. L’anno precedente i percorsi scuola-lavoro erano già numerosi  (oltre 11mila), ma spiega Toccafondi, “molte scuole nel frattempo sono state accorpate e anche i progetti sono stati rivolti soprattutto ai ragazzi del quinto anno il cui numero comunque è aumentato”. Ma, aggiunge, “questi numeri dimostrano che qualcosa sta cambiando, perché il tema dell’alternanza è prima di tutto di origine culturale: si è sempre pensato che prima si studia e poi si cerca lavoro, non può più essere così, e per fortuna la scuola se ne sta accorgendo”. Al primo posto tra gli istituti che hanno scelto questa strada, ci sono le scuole professionali  (il 43,4% del totale con il 57,9% dei percorsi di alternanza), seguite dagli istituti tecnici con il 37,3 per cento delle scuole coinvolte (29,7% dei percorsi). Numeri importanti anche per i licei: il 13,3 per cento delle scuole ha partecipato a percorsi di alternanza. “Un numero decisamente in crescita e un fenomeno ultrapositivo – sottolinea Toccafondi, che ha la delega alla formazione tecnica e professionale -, ma bisogna ricordare anche che molti licei hanno un indirizzo già a contatto diretto con il mondo del lavoro, come i linguistici o i socio-pedagogici”.

Sono poi le stesse aziende ad approfittare di questa possibilità: il 21,6% con oltre 55mila imprese coinvolte. I settori più interessati sono stati il manifatturiero (il 41,9 per cento del totale), quello dei servizi di alloggio e ristorazione (20,9) e quelli di agricoltura, turismo e pubblici (6,7). “Con oltre il 43 per cento di disoccupazione giovanile – dice Toccafondi -, questi percorsi diventano fondamentali: i giovani escono da scuole senza competenze specifiche, ‘bisogna insegnare loro tutto’ dicono imprenditori e artigiani; e allora bisogna insegnare anche il ‘saper fare’”.

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