Altavilla Milicia, la mamma di una amichetta del bimbo: “Antonella dal 5 febbraio non rispondeva più”
“Con Antonella Salamone noi ci mandavamo i messaggi la mattina, ci davamo il buongiorno ma da lunedì 5 febbraio non ha più risposto”, a rivelarlo sono i parenti di una compagna di classe di Emmanuel, il bambino torturato e ucciso con la madre e il fratello più grande Kevin nella sua casa di Altavilla Milicia. Un triplice delitto che ha sconvolto la piccola cittadina del Palermitano e di cui sono accusati ora il padre del bimbo Giovanni Barreca, reo confesso, e i coniugi Sabrina Fina e Massimo Caradente, oltre alla figlia 17enne di Barreca.
“Emmanuel era un bambino dolcissimo, allegro. Andava a scuola con mia figlia, avevano fatto anche la recita di Natale ed era contento, sembrava tutto tranquillo. Mia figlia ne parlava sempre, era molto legata al bimbo, diceva che era il suo fidanzatino e ora abbiamo dovuto nasconderle la verità” ha raccontato la madre di una amichetta di scuola del bimbo di 5 anni. Il piccolo, insieme alla madre e al fratello, è stato torturato per giorni in un violentissimo rito di purificazione dal demonio che ha portato alla sua morte atroce.
Nessuno però pare avesse avuto sentore di quanto stesse accadendo nella casa. “Con Antonella Salamone parlavamo dei bambini, ci davamo appuntamento al parco ma lei si teneva chiusa, non ci aveva mai detto nulla e non ci saremmo mai aspettati una cosa del genere” ha raccontato la nonna dell’amichetta di Emmanuel. “Sapevamo che erano religiosi ma sembrava una famiglia tranquilla, magari con problemi economici, ma una cosa del genere era impensabile” ha aggiunto.
“Noi ci mandavamo i messaggi la mattina, ci davamo il buongiorno. L’ultimo messaggio che le ho inviato è stato venerdì mattina ma Antonella non mi ha mai risposto. L’ultimo messaggio che mi ha inviato lei è stato lunedì 5 febbraio dandomi la buonanotte alle 2.50 di notte. Da martedì non ha più risposto” ha ricostruito la donna, aggiungendo: “Io non mi sono impensierita perché a volte gli impegni familiari ci impedivano di parlare. Ma non immaginavo nulla perché, se avessi saputo dei problemi, avrei potuto contattare i carabinieri o la polizia”.
“Io pensavo che fosse impegnata col bambino per l’influenza visto che era una settimana che non andava a scuola” ha raccontato invece la madre dell’amichetta di scuola, concludendo: “Tutto questo è impensabile e inaccettabile. Non abbiamo più parole né lacrime”.
Ha collaborato Roberto Marrone