Altavilla Milicia, la “Chiesa” di Termini e gli altri “fratelli di fede”: le indagini sui complici di Barreca
Il rito di purificazione dai demoni, le torture e la morte. Sono tanti i dettagli emersi in questi giorni sulla strage di Altavilla Milicia, il piccolo comune nel Palermitano dove sono stati torturati e uccisi la 42enne Antonella Salamone e i suoi figli Kevin ed Emmanuel, di 16 e 4 anni.
Dopo la scoperta dei loro corpi nell'abitazione di famiglia, avvenuta tra sabato 10 e domenica 11 febbraio, Giovanni Barreca, 54 anni, marito e padre delle vittime, i coniugi palermitani Sabrina Fina e Massimo Carandente, presunti complici, sono ora accusati di triplice omicidio e occultamento di cadavere, insieme alla figlia 17enne di Barreca, sopravvissuta al massacro. Proprio grazie alla sua confessione è stato possibile ricostruire cosa accaduto nei giorni precedenti.
Adesso le indagini dei carabinieri dovranno chiarire anche se dietro all'assurdo esorcismo organizzato e praticato nella casa della famiglia Barreca, ci sia un'organizzazione più vasta e se a questa possa essere possibile ricondurre episodi passati. L'ipotesi che andrà verificata nasce da alcune affermazioni della ragazza coinvolta.
La "Chiesa" e gli altri "fratelli di fede" dei complici di Barreca
Infatti, come si legge nell'ordinanza sulla richiesta di convalida del fermo e di applicazione della misura cautelare firmata dalla giudice per le indagini preliminari Valeria Gioeli, la 17enne, che avrebbe partecipato alle sevizie sulla madre e i fratelli più giovani, così come il 16enne Kevin prima di venire ucciso, nel suo racconto riferisce che "Massimo e Sabrina ci avevano detto che domenica saremmo dovuti andare nella loro chiesa per testimoniare, credo che la chiesa sia a Termini Imerese", aggiungendo che probabilmente non si trattava di una chiesa in senso stretto.
Quindi la vicenda potrebbe avere "una connotazione ed estensione criminale anche più ampia", come viene precisato nel provvedimento in un'osservazione della gip. Inoltre, domenica 11 febbraio, quando i due coniugi sono stati fermati, Carandente avrebbe detto ai carabinieri "di avere altri fratelli di fede, i quali non si sono impegnati se non riunendosi in preghiera". "I due risultano inseriti in un nucleo religioso più ampio, al quale era stata rappresentata la situazione del nucleo famigliare preso di mira", scrive ancora Gioeli.
Cosa condividevano su Facebook i due complici
I due coniugi avrebbero conosciuto la famiglia Barreca tramite Antonella Salamone sui social network. Secondo quanto è stato ricostruito, i due insieme al marito 54enne della donna avrebbero poi organizzato un rituale di purificazione perché la 42enne e il figlio piccolo della coppia sarebbero stati "posseduti dai demoni".
L'ossessione mistica di Giovanni Barreca e della coppia trova conferma anche nei loro profili Facebook, dove i tre pubblicavano continuamente post con riferimenti alla religione e alla loro ossessione per il male. Secondo gli inquirenti, potrebbero essere stati Fina e Carandente a istigarlo a uccidere i familiari per liberare la casa da presenze demoniache e a partecipare materialmente ai delitti. I due si sono tuttavia dichiarati innocenti e non hanno risposto alle domande del gip.