Alluvione nelle Marche, indagini sui lavori lungo argini del fiume: ancora disperso il piccolo Mattia
È appena iniziata l'inchiesta della Procura di Ancona sull'alluvione che ha devastato le Marche nella serata del 15 settembre. La macchina delle indagini ingrana la marcia con fatica: sono infatti ancora in corso le ricerche dei due dispersi, delle quali non si ha alcuna notizia. Nessuna traccia neppure del piccolo Mattia, il bimbo di 8 anni strappato dalle braccia della mamma dalla furia del Nevola.
Mentre droni ed elicotteri continuano a sorvolare la zona in cerca del minore, i carabinieri forestali e del reparto operativo hanno effettuato un sopralluogo nei luoghi dove la prevenzione mancata e i recenti lavori sugli argini del fiume Misa potrebbero aver aggravato la situazione.
L'allarme degli ambientalisti
Gli ambientalisti avevano lanciato l'allarme il 28 marzo scorso, segnalando alla Regione Marche una strozzatura naturale nel corso d'acqua all'altezza di Borgo Bicchia, una delle zone più colpite dall'alluvione anche nel 2014. Il presidente dell'associazione Confluenze aveva fatto notare che erano stati rinforzati gli argini, ma questo aveva aumentato la strozzatura che avrebbe potuto causare problemi in caso di forti precipitazioni.
Come previsto, il torrente di 40 chilometri non ha retto la forza della pioggia di giovedì e la strozzatura avrebbe fatto il resto. Eppure i comuni della zona alluvionata nel 2015 speravano che la firma del Contratto di fiume bastasse per evitare il ripetersi del disastro: nel documento erano previsti progetti per i lavori di bonifica degli argini e per affrontare le criticità dei corsi d'acqua del Misa e del Nevola. Fino al 2018, però, nulla è mai cambiato secondo gli ambientalisti.
Le battute d'arresto sui lavori
I lavori hanno subito più di una battuta d'arresto anche "a causa" di segnalazioni degli stessi attivisti: è accaduto alla foce del Misa, dove il dragaggio è fermo da due anni a causa di una disputa su dove smaltire la sabbia. Stessa storia a Bettolelle, dove è aperto il cantiere della vasca di espansione per far defluire tre milioni di metri cubi d'acqua dal Misa ed evitare l'allagamento di Senigallia: qui le proteste hanno portato a una riduzione di almeno due milioni di metri cubi d'acqua previsti.
L'azienda che si era aggiudicata la gara ha firmato il contratto per i lavori nel 2019 e avrebbe dovuto terminare la prima parte dell'opera il 24 gennaio scorso.
Gli operai avevano però iniziato a lavorare da poco alla realizzazione del progetto a causa della serie di proteste. Ora gli investigatori cercheranno di verificare quali procedure siano state attuate e se sia stato dato seguito all'estrema urgenza dell'opera.
L'allerta meteo
Resta poi anche il nodo dell'allerta non scattata. Il bollettino della Protezione Civile regionale annunciava raffiche di vento e fenomeni temporaleschi intensi: l'allerta era di tipo giallo nelle zone 1 e 3, non nella 2 e nella 4 che comprendono Ostra e Senigallia.