Allarme Covid dalla Cina per le nuove varianti: “Ma in Italia i numeri su vaccini fanno ben sperare”
La situazione Covid in Cina continua a preoccupare il resto del mondo. Mentre aumenta l'elenco dei Paesi, Italia inclusa, che hanno deciso di rendere obbligatorio il tampone negativo per chi arriva da Pechino, si monitorano le nuove varianti che potrebbero svilupparsi in seguito alla circolazione massiccia del virus.
Le nuove varianti da tenere d'occhio
Al momento in Italia la più diffusa resta Cerberus, secondo gli ultimi dati diffusi dall'Iss, ma da Shanghai arrivano dati su un nuovo sottolignaggio di Omicron, BF.7, che sarebbe responsabile dell'attuale aumento dei casi nella metropoli da 26 milioni di abitanti. "È più rapida e letale, ci contagerà tutti", è il grido di allarme dei medici cinesi. Ma le informazioni a riguardo sono ancora troppo poche. Più preoccupante Gryphon, esotico nome di XBB.1.5, a sua volta figlia dell'incrocio di due varianti di BA.2., e già presente in maniera più massiccia nel nostro Paese.
Galli spiega perché la situazione Covid in Italia è diversa da quella cinese
Tuttavia, per gli esperti proprio l'Italia non correrebbe grandi rischi in seguito all'ondata cinese, grazie ai vaccini. Ne è convinto Massimo Galli, già primario presso il reparto di malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, secondo il quale "non ci aspettiamo che compaia una variante Terminator ma una un po' più diffusiva che comunque oggi possiamo fronteggiare".
Come ha precisato intervenendo questa mattina ad Agorà su Rai 3, "l'emergenza cinese allarma e preoccupa ma viviamo una situazione diversa rispetto a quella che abbiamo vissuto negli anni scorsi. In Italia ci sono 50 milioni persone che hanno completato il primo ciclo vaccinale e si può presumere che siano sufficientemente in grado di resistere alla malattia e di non finire in rianimazione, poi ci sono 30 milioni di italiani anche si sono rivaccinati e che la Covid l'hanno fatta. Evidentemente, non ci dobbiamo aspettare se le cose rimangono così un enorme ritorno del Covid".
Aifa: "Bene i vaccini ma fare di più"
Anche Nicola Magrini, direttore generale dell'Aifa, l'Agenzia italiana per il Farmaco, ha detto in una intervista a La Repubblica che "siamo uno dei Paesi più vaccinati al mondo, e con i vaccini migliori. Ma non dobbiamo sederci sugli allori. Non si vive di rendita e la campagna deve essere proseguita". Dunque, bisogna continuare a vaccinare per proteggere soprattutto i più fragili dall'arrivo di nuove possibili ondate.
"In Italia ci sono buchi importanti nelle fasce sopra ai 60 anni. Alle persone a rischio suggerisco di andarsi a vaccinare in massa. Un richiamo, soprattutto durante l'inverno, è importante", ha detto, aggiungendo che "le persone a rischio dovrebbero fare un richiamo dopo 4-6 mesi dall'ultima vaccinazione o da un contatto col virus. Vedo proprio in questi giorni che il messaggio inizia a essere ascoltato. Nell'ultima settimana le somministrazioni sono tornate a 200mila, un dato che non vedevamo da tempo. Spero che il mese di gennaio vada ancora meglio".
Ritornando alla questione cinese, Magrini ha osservato che "in Cina oggi stanno circolando le varianti che erano da noi diversi mesi fa. È come se a causa delle lunghe chiusure ora stessero vivendo una pandemia ritardata rispetto al resto del mondo. Per individuare un'eventuale nuova variante occorre restare vigili, e dovremmo migliorare la nostra capacità di sequenziamento. L'Italia non ha inizialmente brillato in questo campo, ma un buon sistema sentinella e' in atto per capire cosa circola e cosa accade nel mondo".