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Allagamenti e danni del maltempo in Italia, l’esperto: “Cattivo uso del territorio, manca la prevenzione”

Un’ondata di maltempo sta colpendo con violenza il Nord e Centro Italia e nelle scorse ore ha causato gravi danni e vittime in Toscana. Fanpage.it ha intervistato il Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale Antonello Fiore per capire quali siano le cause e gli interventi necessari per prevenire questi eventi.
Intervista a Antonello Fiore
Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale
A cura di Eleonora Panseri
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"Tutti gli esperti di clima erano concordi sul fatto che si sarebbero verificati questi eventi, visto che l'autunno che stiamo vivendo è arrivato dopo un'estate molto calda. Bisogna anche ricordare che il nostro autunno, vista anche la conformazione del Paese, è sempre stato interessato da eventi piovosi intensi. La statistica poi ci dirà se si tratta di eventi eccezionali o se rientrano in quelli ordinari. Per esempio, quelli che hanno fatto esondare il Seveso nei giorni scorsi sono stati classificati come "ordinari". Questo dev'essere un passaggio chiaro perché spesso si utilizza il cambiamento climatico come alibi per giustificare gli errori fatti nel passato e interventi realizzati nel presente".

A commentare così l'ondata di maltempo che ha colpito il nostro Paese negli ultimi giorni e nelle scorse ore e che sta causando gravi danni in diverse Regioni, di recente in Toscana, dove ci sono anche delle vittime, è il Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale Antonello Fiore, intervistato da Fanpage.it.

Antonello Fiore, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale e geologo.
Antonello Fiore, Presidente Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale e geologo.

"Che il cambiamento climatico stia intervenendo sull'aumento della frequenza di questi eventi intensi è una cosa chiara e che tutti sono concordi nel dire. Ma l'aumento degli effetti e la gravità dei danni di questi eventi è legata a un cattivo uso del territorio, a una pianificazione che non tiene conto degli aspetti morfologici e geologici e della loro evoluzione nel tempo, a un continuo consumo di suolo", aggiunge Fiore che cita l'ultimo rapporto Ispra, presentato il 25 ottobre, in cui si parla di 77 chilometri quadri di suolo consumato nel corso del 2022 a livello nazionale, con una frequenza di 2,5 metri quadri al secondo.

"Ben vengano le opere di mitigazione per mettere al sicuro il territorio costruito ma che non diventino occasione per andare a urbanizzare altro territorio. Così facendo rischiano di mettere a rischio popolazione, imprese, servizi", spiega.

Presidente, quali sono gli interventi da attuare nel lungo periodo?

Bisogna lavorare sulla prevenzione e sull'adattamento ai cambiamenti climatici. Il tempo della mitigazione di questi cambiamenti, se mai ci sarà, è molto lungo e ha un interesse di carattere planetario: tutti devono concorrere a ridurre le emissioni che hanno causato l'aumento delle temperature. Ma siamo andati oltre, ormai tutti gli accordi sono falliti o in ritardo e non sarà la riduzione dei combustibili fossili solo in Italia a cambiare le dinamiche globali. È una cosa che va fatta ma gli effetti si vedranno tra decine di anni.

Invece, cosa bisogna fare subito?

Un adattamento agli effetti del cambiamento, che interessa soprattutto le nostra aree urbane. Siamo in attesa, e speriamo che avvenga al più presto, dell'approvazione del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, da cui poi deriveranno i piani regionali e comunali, perché l'adattamento deve essere territoriale, non può essere uguale ovunque nella nostra Nazione. E quindi trasferire ai cittadini la consapevolezza della necessità di una prevenzione a quelli che sono gli effetti dei cambiamenti climatici.

I cittadini cosa possono fare in queste situazioni?

È gravissimo che ci siano situazioni che mettono a rischio servizi pubblici essenziali. I cittadini di fronte a questa situazione possono, al massimo, non esporre direttamente la propria vita. Non avvicinarsi agli argini di un corso d'acqua che sta per esondare o attraversare sottopassi con la macchina quando sono allagati. Ma deve intervenire lo Stato, le autorità, le Regioni per evitare queste situazioni.

Il singolo cittadino deve seguire le indicazioni della Protezione civile, essere consapevole del territorio in cui vive e dei pericoli, tutelare la propria vita. I beni e i servizi devono invece essere tutelati dalla cosa pubblica, non possono i cittadini intervenire su queste situazioni.

Quali sono gli interventi concreti che andrebbero attuati?

Studiare e analizzare i corsi d'acqua e capire le criticità effettive dei territori. Intervenire, dove si può, con opere di mitigazione, come le vasche di laminazione. Dove invece sappiamo che è difficile farlo, bisogna avere il coraggio di delocalizzare. Questo per quanto riguarda le città attraversate dai fiumi.

Parlando invece degli allagamenti urbani, dobbiamo tendere a potenziare e manutenere la fogna bianca, ridurre il consumo e l'impermeabilizzazione di suolo, e dove possibile rigenerare la permeabilità, pensando, per esempio, a parcheggi drenanti o recuperando le acque dai tetti. Ci sono delle azioni che possono essere fatte ma devono essere pianificate immediatamente, perché dobbiamo guardare già al prossimo evento.

Bisogna parlare di previsione e prevenzione. Nel primo caso, bisogna fare un'analisi e monitorare i livelli dei corsi d'acqua. Sapendo dove si possono creare situazioni di rischio, è possibile intervenire con le opere. La prevenzione è legata alla realizzazione delle opere. Sono passati tanti anni da passati eventi alluvionali ma è come se ogni volta ce ne dimenticassimo. Si stanno realizzando delle singole opere ma non bastano perché non danno la sicurezza che ciò non accada in zone e Regioni vicine e lontane. Per questo va fatta una corretta pianificazione.

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