Alika Ogorchukwu è morto per “asfissia violenta con concomitante choc emorragico interno”
La causa del decesso di Alika Ogorchuckwu, l’ambulante nigeriano 39enne ucciso venerdì scorso a Civitanova Marche, è da individuarsi in "asfissia violenta con concomitante choc emorragico interno”. È quanto fa sapere in via preliminare il procuratore di Macerata facente funzione Claudio Rastrelli "in attesa del deposito della consulenza tecnica autoptica, al fine di una corretta informazione, tenuto conto della particolare gravità e rilevanza del caso”.
Già ieri erano emersi i primi risultati dell’autopsia su Alika, aggredito a colpi di stampella e non solo da Filippo Ferlazzo, operaio salernitano di 32 anni poi arrestato per omicidio volontario aggravato da futili motivi e rapina. Nei prossimi giorni il medico-legale Ilaria De Vitis, depositando la sua relazione, dovrà anche chiarire, grazie ad altri accertamenti, l'orario della morte di Alika dato che Ferlazzo avrebbe detto agli inquirenti che dopo averlo pestato lo aveva lasciato vivo a terra. L’aggressore è stato poi fermato alle 14.11, mentre i soccorritori avrebbero dichiarato morto il trentanovenne alle ore 15.
L’autopsia effettuata ieri sul corpo di Alika è stata preceduta dal riconoscimento della salma fatto dalla moglie, Charity Oriachi. La donna ha voluto vedere il marito per l'ultima volta. "Un momento straziante, di profonda disperazione”, le parole dell’avvocato Francesco Mantella, che segue da tempo la famiglia dell’ambulante ucciso a Civitanova. Le operazioni sul corpo di Ogorchukwu sono andate avanti per circa tre ore e mezzo.
"Abbiamo fatto ciò che potevamo" continuano a ripetere intanto da Civitanova Marche chi venerdì pomeriggio era sul corso nei momenti in cui Ferlazzo uccideva Alika Ogorchukwu. A Fanpage.it Mariano, testimone oculare del delitto, ha detto di aver visto l'operaio prendere a bastonate l'ambulante e di avergli tolto la stampella prima di chiamare la polizia e farlo arrestare. "Quel pomeriggio – le parole dell'uomo – eravamo solo in quattro. Oltre a me una donna, una ragazza e un anziano. I negozi erano chiusi, il corso deserto. Cosa avremmo potuto fare? Io gli ho detto di smetterla, la voce che nel video dice ‘Fermo, così lo ammazzi' è la mia. Poi ho chiamato il 112. Facile parlare da dietro un computer, in certe situazioni ti devi trovare".