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Omicidio di Alice Scagni a Genova

Alice Scagni uccisa dal fratello, la famiglia chiamò l’Asl 60 volte in un mese per chiedere aiuto

La famiglia di Alice Scagni ha chiamato l’Asl 60 volte in 45 giorni per chiedere l’intervento nei confronti del figlio Alberto. Inizierà domani, venerdì 9 giugno, il processo in Corte d’assise a Genova.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Alberto e Alice al matrimonio di Alice
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Sessanta telefonate al centro di salute mentale in un mese e mezzo. Questo è quanto emerge dai tabulati depositati in vista del processo che inizierà domani in Corte d'assise a Genova. Le telefonate sono quelle di Antonella Zarri, mamma di Alice Scagni, uccisa dal fratello Alberto con problemi psichici il 1 maggio del 2022. La prima chiamata della donna che compare nei tabulati telefonici, secondo quanto riporta il Secolo XIX, è datata 10 marzo 2022, mentre l'ultima è stata registrata il 28 aprile, tre giorni prima dell'omicidio.

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Nei tabulati appaiono anche telefonate senza risposta o numeri occupati. I tentativi di mettersi in contatto con i medici testimoniano la consapevolezza della gravità della situazione e la volontà di tutelare Alice, l'intera famiglia e lo stesso Alberto. I tentativi, hanno sottolineato in diverse occasioni i due genitori, sono stati inascoltati.

Dopo l'omicidio di Alice, i genitori della donna hanno presentato un esposto per le presunte omissioni delle autorità relative alla malattia di Alberto. In quel fascicolo sono indagati due agenti della Questura e una dottoressa del centro di salute mentale.

Antonella Zarri e Graziano Scagni, genitori di Alberto e Alice
Antonella Zarri e Graziano Scagni, genitori di Alberto e Alice

L'ultima telefonata del padre prima dell'omicidio

Poco prima del delitto, poi, sono iniziate le telefonate al 112 per chiedere l'intervento delle forze dell'ordine. "Cosa possiamo fare? – ha risposto un agente alla richiesta di aiuto di Graziano Scagni, padre dei due fratelli – Non ha mai denunciato suo figlio, non possiamo arrestarlo". La telefonata è agli atti dell'inchiesta per omicidio e per molto tempo la famiglia di Alice ha chiesto che la registrazione di quella telefonata fosse resa pubblica.

"Se questa persona si presenta sotto casa sua o di sua figlia manderemo una volante – ha continuato il poliziotto nella registrazione della telefonata -. Se Alice dovesse incontrare Alberto fuori dal condominio? Non lo so, non possiamo prevedere il futuro"

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