Alice Scagni, oggi inizia il processo: in aula il fratello Alberto e cinque poliziotti testimoni
È cominciato oggi a Genova il processo relativo all'omicidio di Alice Scagni, la 34enne morta il primo maggio 2022 dopo essere stata colpita con 20 coltellate dal fratello Alberto. È proprio quest'ultimo che compare davanti alla Corte d'Assise presieduta dal giudice Cusatti, affiancato dalla collega Cinzia Perroni e da 6 giudici popolari, di cui 5 donne.
Il 42enne è accusato di omicidio aggravato, tra le altre cose, da crudeltà e premeditazione e sarà difeso dall'avvocato Mirko Bettoli, nominato d'ufficio, dopo che quattro precedenti legali hanno rifiutato il mandato per "divergenze insanabili con l'assistito".
In particolare, le parti avrebbero pareri discordanti circa la capacità di intendere e volere di Scagni. Il perito del giudice ha evidenziato una condizione di seminfermità mentale di Scagni, ma anche la sua capacità di affrontare un processo. Per il consulente della Procura, invece, è pienamente capace di intendere e volere. Mentre l'esperto nominato dai genitori lo ha definito del tutto incapace di intendere e di volere.
I primi a testimoniare saranno i poliziotti intervenuti il giorno del delitto, quando Alberto ha accoltellato la sorella Alice, mamma di una bimba piccola, con una ventina di coltellate fuori al portone della casa di lei in via Fabrizi a Genova.
Non hanno potuto assistere all'audizione dei testimoni, tuttavia, i genitori del killer e della vittima, Graziano Scagni e Antonella Zarri: "Siamo semplicemente stupiti. Volevamo vedere negli occhi chi ha fermato nostro figlio, come lo dice, con che voce racconta quei momenti che ci hanno stravolto la vita. Per noi sarebbe stato fondamentale", ha detto Zarri ai microfoni di Chi l'ha visto? all'esterno dell'aula.
I due da tempo denunciano gli allarmi ignorati sulla pericolosità del figlio.. Ed infatti, proprio per volere della famiglia Scagni, è partita una indagine parallela contro la polizia e il servizio di Salute mentale, accusati di non aver ascoltato le richieste di aiuto dei parenti dopo le minacce di Alberto: due poliziotti della questura e un medico della Asl 3 sono accusati di omissione di atti d’ufficio, omessa denuncia e morte come conseguenza di altro reato.
Proprio nelle scorse ore, alla vigilia dell'inizio del processo, è emerso che Antonella Zarri ha chiesto aiuto all'Asl 63 volte in un mese e mezzo per il figlio che non stava bene, stando a quanto emerge dai tabulati telefonici. La prima chiamata della donna è datata 10 marzo 2022. L'ultima il 28 aprile, tre giorni prima dell'omicidio.