Alice Scagni, la ricostruzione degli inquirenti: “Alberto la invidiava, viveva con 50 euro al giorno”
Alberto Scagni era invidioso della sorella secondo gli inquirenti. Il 42enne disoccupato avrebbe ucciso Alice Scagni, di 34 anni, perché mosso dal rancore dovuto a questioni economiche. La giovane mamma si era rifiutata di prestare ancora soldi al fratello che lamentava di vivere in condizioni precarie. Così, dopo un litigio avvenuto in strada in provincia di Genova, Alberto l'ha accoltellata 17 volte nella serata del 1 maggio. Davanti agli agenti ha ammesso l'omicidio (anche se la confessione non aveva alcuna rilevanza giuridica) e ha concluso "non ne potevo più di vivere in quelle condizioni". Durante l'interrogatorio, però, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Secondo gli inquirenti, il 42enne era mosso da un'invidia di fondo nei confronti della sorella che aveva un lavoro e una famiglia. Il suo rifiuto di fornirgli nuove somme di denaro ha incrementato ulteriormente l'odio e il senso di ingiustizia che Alberto Scagni covava dentro di sé da tempo. Secondo quanto emerso dalle indagini, il 42enne disoccupato viveva con un buono da 50 euro del supermercato che la famiglia gli passava ogni giorno per fare la spesa. Per le forze dell'ordine, però, non vi erano segni di pericolosità sociale. La madre dei due fratelli a tal proposito ha rivolto pesanti accuse alle istituzioni e al servizio di salute mentale.
Dopo l'omicidio, la donna ha infatti affermato di aver "perso due figli a causa dell'incuria delle autorità". I genitori di Scagni avevano infatti chiamato più volte il 112 per denunciare telefonate minatorie da parte del 42enne poche ore prima dell'omicidio. L'uomo avrebbe manifestato l'intenzione di uccidere i familiari e la sorella.
"Quando abbiamo detto di queste telefonate – ha chiarito la donna – ci hanno detto di fare denuncia nella giornata di lunedì. Inoltre ci hanno detto che non avrebbero potuto inviare una volante a casa di mia figlia per evitare che le accadesse qualcosa". Il procuratore Francesco Pinto ha commentato le accuse della madre dei due: "Al momento è emerso che non vi erano elementi di pericolosità – riporta Genova Today -, ma verificheremo a 360 gradi tutti gli aspetti della vicenda, senza tralasciare nulla". Il procuratore ha disposto anche l'acquisizione delle telefonate che i genitori dei due ragazzi hanno fatto al numero unico di emergenza.