Alice Scagni, la lettera priva di senso del fratello assassino: “Solletico, pallavolo”
Alberto Scagni è di nuovo senza avvocati. I legali del 42enne che il primo maggio di un anno fa ha ucciso la sorella Alice con 20 coltellate hanno dismesso oggi il mandato “per difficoltà nella gestione del processo” e divergenze con l’assistito, spiegano Simone Queirolo Cometti e la collega Michela Beatini, in vista del processo che si aprirà il prossimo 9 giugno.
Alberto, intanto, dal carcere di Marassi, continua a riempire fogli su fogli. All’indomani dell’anniversario della morte della sorella, l'uomo aveva scritto una lettera destinata a sua madre, Antonella Zarri, dal contenuto ripetitivo e apparentemente incomprensibile: "Ciao mamma", poi "Solletico"; "Pallavolo", "Solletico"; "Pallavolo", sedici righe tutte uguali con le stesse parole.
"Potrebbero essere reminiscenze di lui con Alice o parole scelte a caso, ma in ogni modo denotano che sta male – commenta la stessa Antonella Zarri – è lo stesso Alberto del giorno dell'omicidio, una persona con cui è impossibile negoziare, che vede complotti ovunque e non si rende conto che è in una situazione disperata anche dal punto di vista processuale. Purtroppo rinnova il nostro senso di impotenza totale di quei giorni e la rabbia che nessuno ci abbia aiutato quando abbiamo detto che andava fermato".
Un particolare che riapre nuovamente il dibattito sulla presunta infermità totale o meno dell’imputato, che al momento è stato ritenuto dal consulente della Procura in grado di sostenere il processo che lo attende tra due settimane.
In occasione dell'anniversario del brutale omicidio, la madre di Alice e Alberto, aveva ricordato con dolore quel tragico primo maggio, puntando il dito contro la procura per la gestione del caso:
“Io, Antonella Zarri Scagni sono andata a trovare mio figlio Alberto in carcere. L’assassino di mia figlia Alice. Il consulente del Pubblico Ministero non sa nemmeno di che parla. Per lui e per l’ufficio che rappresenta noi siamo solo pedine di un risiko dove debbono vincere loro senza rendersi conto che a perdere sarà la credibilità dello Stato”.