Alice Scagni, i vicini segnalarono la pericolosità di Alberto due settimane prima del delitto
Anche i vicini di Alberto Scagni avevano segnalato la sua pericolosità alle forze dell'ordine. Secondo quanto scritto in un fascicolo nelle mani del legale della famiglia Scagni, gli inquilini del condominio di Genova nel quale viveva il 42enne che il primo maggio scorso ha ucciso la sorella Alice avrebbero contattato la polizia municipale e il centro di salute mentale della Fiumara almeno due settimane prima del delitto.
Questi dettagli sono contenuti in un nuovo dossier che l'avvocato Fabio Anselmo consegnerà nei prossimi giorni alla Procura della Repubblica di Genova. Da mesi infatti la famiglia della 34enne uccisa con 17 coltellate sostiene che Alberto potesse essere fermato molto tempo prima dell'omicidio e che le autorità non abbiano dato seguito alle segnalazioni sulla pericolosità sociale dell'uomo.
Antonella Zarri e Graziano Scagni stanno quindi lottando per ottenere il procedimento per morte come conseguenza di altro reato e individuare le responsabilità di chi poteva evitare il delitto con la disposizione del TSO.
Sulla morte di Alice Scagni sono attualmente aperte due inchieste: la prima è per omicidio volontario e riguarda il fratello della vittima; l'altra è per omessa denuncia e omissione di atti d'ufficio per il mancato intervento delle forze dell'ordine dopo le telefonate in cui i familiari di Alberto chiedevano aiuto per arginare la violenza del 42enne.
"Alla luce di ciò che pensava e viveva anche chi non faceva parte della sfera familiare di Alberto possiamo dire che il suo equilibrio psichiatrico era già compromesso da tempo – ha spiegato il legale Fabio Anselmo -. Abbiamo scoperto che i vicini avevano già allertato la Salute mentale e non comprendiamo come il perito incaricato dal gip possa essere orientato, come ha lasciato intendere, a certificare la piena capacità d'intendere e di volere di Alberto al momento della tragedia".
Se le perizie dovessero confermare la capacità di intendere e di volere per il 42enne, sarà più arduo dimostrare che vi siano dei responsabili per l'omesso controllo dopo le segnalazioni fatte dai familiari e dai vicini di casa alla Salute mentale.