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Omicidio di Alice Scagni a Genova

Alice Scagni, i genitori fuori dall’aula del processo: “Tenuti lontani da chi ha in mano i nostri figli”

Si è tenuta oggi la prima udienza per il processo per l’omicidio di Alice Scagni, uccisa il primo maggio di un anno fa dal fratello Alberto. I genitori Antonella Zarri e Graziano Scagni non hanno potuto ascoltare le testimonianze rese dai 5 poliziotti intervenuti la sera dell’omicidio. La mamma a Fanpage.it: “Avremmo voluto ascoltare di persona le parole di chi ha avuto in mano la vita e la morte dei nostri figli”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Antonella Zarri e Graziano Scagni, genitori di Alberto e Alice
Antonella Zarri e Graziano Scagni, genitori di Alberto e Alice
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Antonella Zarri e Graziano Scagni non hanno potuto assistere all'audizione dei 5 poliziotti chiamati a testimoniare nella prima udienza del processo per l'omicidio della figlia Alice Scagni, uccisa il 1 maggio di un anno fa dal fratello Alberto. Il 42enne è apparso davanti alla Corte d'Assise con l'accusa di omicidio aggravato e premeditazione. A difenderlo, l'avvocato Mirko Bettoli, nominato d'ufficio, dopo il rifiuto di 4 precedenti avvocati.

"Non abbiamo potuto assistere all'udienza – ha raccontato a Fanpage.it la mamma dei due fratelli scagni, Antonella Zarri -. Siamo gli ultimi testimoni sentiti, quindi tutte le altre audizioni ci sono precluse. Per capire cosa hanno detto i testimoni di oggi ho dovuto leggere avidamente i giornali, anche se le sfumature cambiano. Avrei avuto necessità umana di sentire le parole delle persone chiamate oggi in aula, sono pur sempre quelle che hanno avuto tra le mani la vita e la morte dei miei due figli". Zarri e il marito hanno voluto fortemente l'apertura di un'indagine parallela contro la polizia e il Servizio di Salute Mentale, accusati di non essere intervenuti dopo le telefonate fatte dai due coniugi per chiedere un intervento nei confronti del 42enne con problemi psichici.

"Non abbiamo potuto essere presenti di persona, andiamo avanti e incameriamo dolore. Non so fino a che punto sarà possibile – ha spiegato la donna -, ma continuiamo ad aspettare. Sono certa che Alberto sia da trattare come un detenuto, ma anche come una persona malata, un'evidenza che sarebbe difficile ignorare. Invece ci troviamo davanti a un vero e proprio effetto rebound per cui le parti civili sono accusate di essersi inserite in modo distorto in questo processo".

Alberto e Alice Scagni (foto dal profilo Facebook di Alberto Scagni)
Alberto e Alice Scagni (foto dal profilo Facebook di Alberto Scagni)

"In questo caso però vittima e carnefice sono entrambi i nostri figli, ma la legge sembra non contemplarlo. Siamo i genitori di Alice e di Alberto, invece veniamo trattati considerati la mamma e il papà di uno o dell'altra, secondo le comodità" ha continuato amaramente Zarri. Bettoli ha espresso stupore per la presa di posizione rispetto alle parti civili e l'avvocato Fabio Anselmo, che assiste la famiglia dei due fratelli sull'inchiesta per omissioni, si è dichiarato sorpreso dall'atteggiamento mostrato durante la prima udienza per il processo sull'omicidio.

"Secondo Anselmo – spiega Zarri a Fanpage.it – molti processi ai quali ha preso parte non si sarebbero neanche aperti. Mi fido del mio legale e mi fido del fatto che l'unico nostro interesse è sapere la verità su quello che è successo, perché ad oggi non sappiamo neanche questo. Quando Alice è stata uccisa, suo marito ci ha detto che è stata presa a bottigliate. Solo dopo abbiamo saputo delle coltellate ma ancora oggi non abbiamo un quadro chiaro di quello che è accaduto. Vogliamo la verità nell'onore di Alice, nel rispetto di Alberto che è comunque una persona e nell'attesa che il nostro nipotino possa comprendere cosa è successo a sua madre".

Secondo il perito del giudice, Alberto Scagni sarebbe in una condizione di seminfermità mentale, ma capace di affrontare un processo. Per il consulente della Procura, invece, il 42enne che nelle scorse settimane ha scritto una serie di lettere deliranti ai genitori, sarebbe pienamente capace di intendere e di volere. L'esperto nominato dai genitori lo ha definito del tutto incapace di intendere e di volere.

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"Ci sono due procedimenti aperti su questo caso e uno riguarda il mancato intervento di Salute Mentale e forze dell'ordine. Questo processo per omicidio, che viene prima, tende ad andare in una direzione che è a supporto dell'idea che per fermare Alberto sia stato fatto tutto quello che si doveva, cosa che invece non è vera. Secondo quanto detto dai giudici oggi, noi parte civile dovremmo costituirci solo nel caso in cui Alberto fosse ritenuto incapace di intendere e di volere e nello specifico dovremmo rivalerci nei confronti di chi doveva svolgere la funzione di tutore. In pratica, secondo questo ragionamento, noi genitori dovremmo rivolgerci accuse allo specchio. Quello che chiedo è come avremmo potuto essere noi responsabili di Alberto se non ci è stata data la possibilità di provare la sua infermità mentale".

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