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Omicidio di Alice Scagni a Genova

Alice Scagni, forze dell’ordine definivano Alberto “da Tso” già prima del delitto: “Caso psichiatrico”

Le forze dell’ordine definivano Alberto Scagni un “soggetto psichiatrico” in alcune relazioni già giorni prima che il 42enne uccidesse la sorella Alice sotto casa a Genova. I poliziotti erano stati allertati almeno due volte da una vicina di casa e dalla nonna del killer.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Alberto e Alice al matrimonio di Alice
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I dubbi sulla capacità di intendere e di volere di Alberto Scagni sarebbero stati palesati in almeno due occasioni prima dell'omicidio della sorella34enne Alice Scagni. Le forze dell'ordine avrebbero definito Alberto come "psichiatrico" in almeno due occasioni e nonostante le relazioni nero su bianco, le autorità non hanno fatto nulla per fermarlo e disporre il Tso. Secondo i genitori del killer e della vittima, assistiti dal legale Fabio Anselmo, non furono comunque disposti accertamentitrattamenti sanitari che avrebbero potuto evitare il delitto.

Il dettaglio è contenuto negli atti dell'inchiesta parallela sulle omissioni degli agenti della Questura e della Salute mentale di Genova. Per l'inchiesta è stata tra l'altro chiesta l'archiviazione, sostenendo che da parte degli operatori del 112 e della Salute mentale non vi fosse "dolo". Non è però "semplice dolo" quello contestato dai familiari, ma vera e propria indifferenza davanti alle richieste di aiuto fatte più volte dai genitori del 40enne ora a processo per omicidio.

"Mancava la denuncia scritta", sostengono le forze dell'ordine, eppure Antonella Zarri e suo marito Graziano Scagni hanno chiamato le forze dell'ordine più volte prima del delitto. I poliziotti, poi, hanno registrato due telefonate relative ad Alberto Scagni anche il 30 e il 20 aprile dello scorso.

Antonella Zarri e Graziano Scagni, genitori di Alberto e Alice
Antonella Zarri e Graziano Scagni, genitori di Alberto e Alice

Il 30 aprile, infatti, era andata a fuoco l'abitazione di Ludovica Albera, nonna dei due fratelli Scagni. Quel giorno, la donna si era messa in contatto con la polizia descrivendo il tentativo del nipote di incendiare la porta. Così, la richiesta dell'anziana era stata registrata nero su bianco dalla sala operativa della Questura. Ludovica Albera, secondo quanto scritto dal poliziotto in servizio, non era riuscita a vedere chi avesse dato fuoco alla porta, ma "manifestava forti sospetti sul nipote psichiatrico" (testuale, ndr).

Interessante anche la seconda trascrizione delle forze dell'ordine: in quel frangente, nella giornata del 20 aprile, una vicina di Alberto aveva contattato la polizia locale chiedendo di intervenire per fermare Scagni. "Per lo stesso motivo stamattina ha già chiamato tre volte un altro condomino" specifica la vicina registrata. Il centralino aveva poi sottolineato che una pattuglia della polizia locale aveva fatto una "relazione sulle problematiche del soggetto".

Alberto viene poi definito dall'agente "problematico dal punto di vista sanitario e questo presuppone l'intervento di un medico che disponga in qualche modo". Con più precisione, poi, il poliziotto lo definisce "soggetto psichiatrico da Tso". L'agente ha poi sottolineato che il "percorso di contenimento non è facile".

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