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Omicidio di Alice Scagni a Genova

Alice Scagni, a difendere la famiglia il legale del caso Cucchi: “Genitori vittime dello Stato”

A difendere la famiglia di Alice Scagni sarà il legale Fabio Anselmo che si è occupato anche del caso Cucchi. “I genitori sono vittime dello Stato, avevano chiesto aiuto e sono stati ignorati”
A cura di Gabriella Mazzeo
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L'avvocato Fabio Anselmo (a sinistra) e i fratelli Scagni
L'avvocato Fabio Anselmo (a sinistra) e i fratelli Scagni
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Sarà l'avvocato Fabio Anselmo a occuparsi del processo per l'omicidio di Alice Scagni, la 34enne uccisa dal fratello 42enne Alberto il 1 maggio scorso davanti al portone della sua abitazione di Genova. "Ho assunto il mandato perché la famiglia Scagni è vittima dello Stato – ha spiegato il legale in un'intervista al Secolo XIX – esattamente come Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi".

I genitori della vittima, infatti, avevano più volte chiesto l'aiuto delle forze dell'ordine e del Centro di Salute Mentale, segnalando la pericolosità del figlio.

"Non fateci finire come i coniugi Neumair" avevano detto agli agenti dopo aver rivelato che Alberto Scagni aveva minacciato di ucciderli.

"Quando i genitori di questi due fratelli sono arrivati da me, sapevo pochissimo di questa vicenda – ha raccontato l'avvocato Anselmo -. Abbiamo ripercorso il terrore crescente vissuto dalla famiglia che vedeva precipitare il figlio in un abisso senza ottenere risposte dallo Stato al quale si rivolgeva disperatamente.

Lo Stato, che a volte abusa della sua forza come a Genova per il G8, non è stato in grado di usarla legittimamente per far rispettare il patto sociale di protezione dei suoi cittadini".

Nei giorni successivi alla tragedia, quando le autorità hanno iniziato le indagini per cercare di capire cosa non abbia funzionato nella rete di protezione dei familiari di Alberto, Procura e polizia hanno sottolineato che il 42enne non era mai stato denunciato formalmente.

Alice Scagni uccisa a coltellate dal fratello il 1 maggio scorso
Alice Scagni uccisa a coltellate dal fratello il 1 maggio scorso

"I genitori di Alice si erano rivolti disperatamente allo Stato con telefonate e colloqui comunque registrati – spiega ancora Anselmo – sono stati ascoltati da poliziotti e psichiatri della Salute mentale, dove era anche presente una cartella a nome Scagni: i pubblici ufficiali avevano il dovere di intervenire".

Il legale che ha seguito il caso Cucchi ha ingaggiato da diverse settimane un duro scontro con la Procura. "Ci impediscono di entrare nel procedimento sulle omissioni", accusa.

"Non ci possiamo costituire parte offesa via telematica perché non abbiamo diritto a conoscere il numero del fascicolo. Abbiamo provato a farlo di persona, mostrando le prove che dimostrano il nostro pieno coinvolgimento e siamo stati respinti".

Surreale, secondo l'avvocato, anche che "la tranche sulle omissioni resti a carico d'ignoti".

" In questo modo, senza tempi e scadenze predeterminate, l'accusa può chiedere l'archiviazione senza che possano intervenire i familiari di Alice e Alberto.

Mi chiedo: è possibile che la Procura si premuri di dire ai giornalisti che esiste un'indagine sulle potenziali omissioni delle forze dell'ordine prima dell'omicidio, ma che poi di fatto usi ogni mezzo per tenere fuori da questi accertamenti i genitori della vittima?".

Alberto e Alice Scagni (foto dal profilo Facebook di Alberto Scagni)
Alberto e Alice Scagni (foto dal profilo Facebook di Alberto Scagni)

Il processo sulle omissioni sembra infatti la montagna più difficile da scalare: la famiglia Scagni vorrebbe l'accesso alle registrazioni dei colloqui con forze dell'ordine e Salute Mentale per dimostrare di aver già chiesto aiuto per fermare il figlio Alberto.

La Procura però sostiene che in questa fase delle indagini "non siano importanti".

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"Continuiamo a insistere in particolare su una conversazione avvenuta alle 13 del 1° maggio, a sette ore dal massacro – racconta Anselmo -. Dura sedici minuti, ma rende l'idea di quanto stava avvenendo.

La madre della vittima aveva chiesto di fermare il figlio ormai incontrollabile. Si cerca solo di dribblare imbarazzo e vergogna".

"Quello che sta accadendo ci preoccupa. Attribuire un omicidio volontario in piena responsabilità ad Alberto vorrebbe dire disinnescare il nesso con i procedimenti per omissioni. Davvero i pm e lo Stato pensano che sia stato fatto tutto nei tempi giusti?

L'omicidio di Alice era stato annunciato. Quando entreremo in possesso delle videoregistrazioni degli ultimi incontri con gli psichiatri nominati nel processo, le mostreremo per provare il pregiudizio con cui stanno lavorando alcuni di loro".

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