Alice Neri, trovati nuovi elementi sul luogo del delitto. Il fratello: “Forse resti ossei”
A quattro mesi dal ritrovamento del cadavere senza vita di Alice Neri, la 32enne uccisa e poi data alle fiamme lo scorso 18 novembre nelle campagna della Bassa Modenese, emergono nuovi elementi che potrebbero essere utili alle indagini. In particolare, come anticipato dal programma tv "Ore 14", in onda su Rai Due, nella zona in cui si sarebbe consumato il delitto, Concordia sulla Secchia, il fratello e il marito di Alice Neri, insieme ai consulenti, avrebbero rinvenuto quello che sembra essere un osso.
“A prima vista sembrerebbe un resto osseo – spiega Matteo Marzoli, fratello della vittima – noi non siamo in grado di dire con certezza che lo sia, quello che sappiamo è che è fuso su un pezzo di plastica di colore blu, che è lo stesso colore dell'auto di Alice, per questo credo che debba essere esaminato dalle persone competenti”.
Il 6 marzo intanto si è tenuto l'incidente probatorio attraverso il quale tre testimoni, che conoscono il principale indiziato dell'omicidio di Alice Neri, Mohamed Gaaloul, hanno raccontato quanto accaduto il 18 novembre. Il 28enne, che si trova in carcere dallo scorso gennaio dopo essere stato fermato in Francia, sarebbe stato visto infatti sporco d'olio nelle ore successive all'omicidio, circostanza che i tre hanno poi in parte ritrattato spiegando di non essere più certi di quale fosse il giorno. Il prossimo passo sarà un ulteriore incidente probatorio per chiarire aspetti tecnici, la data non è ancora stata stabilita.
Secondo il procuratore di Modena, Luca Masini, le prove a carico di Gaaloul sono pesantissime. L'uomo è stato infatti inquadrato dalle telecamere la sera prima della morte di Alice, nei pressi dello Smart Cafè di Concordia, mentre arriva in bicicletta alle tre circa e poi mentre si dirige verso l’auto di Alice. Resta ancora da stabilire se i due si conoscessero oppure no. Per gli investigatori non ci sono sinora elementi per dimostrarlo.
“Oggi abbiamo contribuito a depotenziare un elemento di sospetto indiziario che aveva ricostruito il pubblico ministero. Le macchie di olio sui vestiti di Mohamed sono un elemento privo di rilievo”, le parole di Roberto Ghini, avvocato difensore di Gaaloul. Per Cosimo Zaccaria invece, che rappresenta il fratello e la madre della vittima non ci sono dubbi: “Abbiamo prove – ha spiegato dopo l'incidente probatorio – che i testimoni videro Gaaloul il 18 novembre con i vestiti sporchi di grasso, che potrebbe essere compatibile con il contenuto della tanica trovata sul luogo del ritrovamento del cadavere”.