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L'omicidio di Alice Neri

Alice Neri e i vestiti di Gaaloul sporchi d’olio: i racconti dei testimoni negli atti di indagine

Il 6 marzo l’incidente probatorio per cristallizzare le testimonianze dei tre tunisini che la mattina del 18 novembre avrebbero visto Mohammed Gaaloul, indagato per l’omicidio di Alice Neri, sporco di olio di auto.
A cura di Olga Mascolo
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Alice Neri e Mohamed Gaaloul
Alice Neri e Mohamed Gaaloul
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"Erano verso le 8. Ho sentito bussare la finestra e ho visto che si trattava di Bedoui Mohamed detto Hamma…". Hamma, è così che gli amici e i parenti chiamano Mohamed Gaaloul, il 29enne tunisino che si trova ora nel carcere di Modena come principale sospettato della morte e della distruzione del cadavere di Alice Neri.

La donna viene trovata nella sua auto carbonizzata alle 20:00 circa dello scorso 18 novembre a Fossa di Concordia, in una località nascosta tra due laghetti. La sera prima Alice trascorre la serata allo Smart Cafè di Concordia con un collega, e poi dà un passaggio a Mohammed Gaaloul che racconta di essersi separato da lei alle 5.14 in via Mazzalupi.

Ma per la procura non è così: è lui ad avere ucciso Alice, e poi è scappato all'estero. E una prova di questo è che la mattina del 18 Gaaloul si presenta a casa di tre amici tunisini, con i vestiti sporchi d'olio.

Le testimonianze nel caso di Alice Neri

Fondamentale la testimonianza di Ahmed che emerge dagli atti di indagine: "Nel trovarmelo di fronte ho subito notato che (Mohamed) aveva tutti i vestiti sporchi di grasso, per cui sorpreso gli ho chiesto cosa avesse fatto per ridursi in quel modo. Lui mi ha risposto di essersi guadagnato la giornata, precisando di avere aiutato una persona a cambiare l'olio della macchina. Asseriva che sarebbe andato a dormire e così dicendo è entrato in casa. Il grasso che aveva addosso era come olio nero delle macchine. In particolare Hamma aveva lo sporco sul davanti della felpa, sulle maniche e sulle mani e un po' anche sui pantaloni…".

Perché Mohammed ha i vestiti sporchi di olio così presto la mattina? È veramente andato a lavorare, o forse quelle sono le prove che è lui ad avere dato fuoco ad Alice e alla sua Ford Fiesta con dell'olio frusto, di cui è rimasta una tanica sulla scena del ritrovamento?

Ma soprattutto, la mattina descritta è quella del 18 novembre, e quindi nelle ore immediatamente successive l'incontro con Alice? Se così fosse il fatto di essere sporco d'olio sarebbe un pesante indizio di colpevolezza nei suoi riguardi.

Ahmed è l'unico presente in casa in quel momento, sta facendo colazione insieme a un altro collega tunisino, Aala che racconta: "Appena Hamma è entrato, si è diretto subito in bagno a lavarsi. Uscito dal bagno era in canottiera perché si era cambiato i pantaloni e messo le ciabatte. Quindi ha raggiunto il divano dove ha messo il telefono a ricaricare e si è acceso una sigaretta, continuando a utilizzare il suo cellulare".

Il soggiorno col divano dove avrebbe dormito l'indagato
Il soggiorno col divano dove avrebbe dormito l'indagato

Il 6 marzo l'incidente probatorio

La testimonianza di Ahmed e del collega Aala, insieme a quella di Maicol (che è il soprannome ma si chiama Moussa) è oggetto dell'incidente probatorio che si celebra il prossimo 6 marzo al tribunale di Modena.

La procura ha chiesto di cristallizzare la loro versione prima ancora della chiusura delle indagini, in quanto c'è il rischio che i tre uomini tornino in Tunisia. Secondo i pm Claudia Natalini e Giuseppe Amara però non ci sono dubbi: Mohammed è sporco d'olio proprio la mattina del 18 novembre.

Molto meno scontata è invece la data per l'avvocato Roberto Ghini, che difende Gaaloul: "Dall'ascolto con un interprete delle intercettazioni ambientali effettuate nella sala di attesa della caserma, emerge che il contenuto è sicuramente utile per capire quanto il ricordo di queste persone sia poco preciso".

Le intercettazioni sono del 16 dicembre scorso, durano sei ore, nella sala della caserma dei carabinieri dove si trovano tre tunisini che convivono nella casa in cui, secondo l’ipotesi degli inquirenti, sarebbe andato Mohammed dopo avere ucciso e bruciato Alice. Queste intercettazioni vengono disposte proprio per capire se i tre si accordino sul giorno o l’ora in cui è passato Mohammed da casa. Non c’è Aala quindi, ma c’è Rabia.

Dai brogliacci emerge che effettivamente i tre non sono sicuri che Mohammed sia passato da loro proprio il 18 novembre. Sembrano, sinceramente, non ricordare. Uno di loro dice anche: "Una persona racconta le cose quando se lo ricorda".

Cercano di risalire alla data riflettendo su quando Ahmed avrebbe portato l'Opel corsa bianca di Maicol a riparare (ora l'auto è sotto sequestro).

Ahmed: venerdì? — è il giorno 22?
Rabia: No, è il giorno 18
Ahmed: Il giorno 22 ho preso la macchina
Maicol (Moussa): No no il giorno 18

Gli investigatori però, attraverso le telecamere, immortalano il passaggio dell'Opel corsa alle 8:11 del 18 novembre. Le immagini delle telecamere coincidono col racconto di Ahmed: dopo avere accolto in casa Hamma sporco d'olio, Ahmed sarebbe uscito e avrebbe guidato l'Opel, l'avrebbe portata in una officina per
ripararla e, e poi l'avrebbe riportata indietro, senza più incrociare Mohammed.

Maicol dice in caserma, ai suoi amici: "Mohamed è venuto sporco il 18, il giorno in cui Ahmed ha preso la macchina!".

Un altro punto non chiaro sarebbe l'ora: inizialmente i tre raccontano che Mohammed sarebbe passato alle 10:00-10:30 (dice Maicol: "è arrivato a casa mia ed era bagnato e sporco di grasso"), per poi concordare sul fatto che il passaggio di Mohammed sia avvenuto poco prima delle 8.

Sempre dai brogliacci:

Maicol (Moussa): Ma quel giorno era veramente venuto presto?
Ahmed: Mmm, era venuto presto
Maicol: Io credevo fosse venuto più tardi… verso le 10
Rabia: Anche io credevo così
Ahmed: Eh ma secondo te, chi gli ha aperto la porta?
Maicol: Eh sì, tu gli hai aperto la porta
Ahmed: Eh sì… c'eravamo io e Aala

E ancora:

Maicol: è arrivato sporco alle dieci o alle undici?

Rabia: undici, undici…

Quello su cui sembrano tutti concordare ("almeno all'80%" per citare loro) è che giovedì 17, alle 19:30, Mohammed passa da casa loro per bere una birra e mangiare il cous cous, e ci sta circa fino le 21:30 – 22:00.

Poi va allo Smart Cafe alle 3 di mattina in bici. E, contrariamente a quanto ha raccontato lo stesso Mohamed alla Gazzetta di Modena, dopo che Alice gli dà un passaggio in auto, l'uomo non va a dormire da loro.

Poco chiara sembra risultare proprio la posizione di Maicol, che in una intercettazione con Nourredine, cognato di Mohammed, dice: "Se ce la fa ad arrivare in Tunisia lì non è Unione Europea". Sembra quasi promuoverne la fuga.

Maicol viene nominato molto spesso nelle telefonate tra "Hamma" e la moglie "Lisa". Proprio lui vede Mohammed domenica 20. "Ricordo che era una domenica e lui è venuto con il suo cane. Ha detto: ‘… Hanno scritto i giornali che c'è una ragazza bionda che hanno trovato morta a Fossa…' e io gli ho detto che non me ne fregava niente. Lui non ha detto altro. Mi ha detto che ha sentito di quella ragazza al telegiornale, ma a me non importava niente e abbiamo cambiato argomento".

Può essere che Mohammed non si ricordasse che la ragazza che vedeva al telegiornale il 20 novembre fosse la stessa che gli aveva dato un passaggio due giorni prima? Presupponendone l'innocenza, può darsi che Mohamed abbia tentato di confidare perplessità, senza avere trovato nell'amico una spalla? Quel che è certo è che, nell'ipotesi degli investigatori, Maicol viene considerato un possibile fiancheggiatore.

Cosa sappiamo del "terzo uomo"

Un altro punto oscuro però resta quello del "terzo uomo". In una primissima fase delle indagini, quando ancora non si sapeva di Gaaloul, ed erano indagati solo il collega di Alice, Marco Cuccui, e il marito, Nicholas Negrini, l'attenzione degli investigatori si è concentrata nei confronti di un altro collega, mai indagato.

Quest'uomo potrebbe aver avuto una relazione con Alice, al punto che nell'armadietto sono state trovate sue lettere d'amore, una loro foto insieme e altri oggetti. Non solo, quest'uomo nelle ore immediatamente precedenti il ritrovamento del corpo avrebbe pubblicato un post su Facebook, in cui fa riferimento alle "vampe" e al fuoco, cancellandolo poco dopo.

I colleghi di Alice inizialmente pensavano che fosse lui il colpevole della morte di Alice, riportando i loro dubbi ai carabinieri. Importante sembra essere anche che proprio una settimana dopo il fatto, il 25 novembre, l'uomo aveva chiesto un cambio d'abiti da lavoro che aveva destato sospetti.

Ecco perché poi gli abiti da lavoro sono stati sequestrati e in particolare una tuta sarebbe sporca di terra. Eppure l'alibi dell'uomo sembrerebbe solido.

La tuta sequestrata al collega
La tuta sequestrata al collega

Avrebbe uno scontrino della pizzeria della sera prima e, a quanto avrebbe riferito proprio l'uomo ai colleghi, una telecamera vicino all'abitazione vede la sua auto parcheggiata sotto casa fino a circa le 6 del mattino.

Inoltre è possibile ipotizzare che non ci siano tracce del passaggio del suo telefonino nelle celle telefoniche vicino alla zona del ritrovamento. E sappiamo che alle 6:30 l'uomo viene immortalato in auto nella direzione del lavoro a Cavezzo, dove dovrebbe entrare alle 8.

In ogni caso gli investigatori sentiti su questo punto sono chiari: lui non c'entra con la morte di Alice, per quanto sia stato ragionevolmente attenzionato.

Un giallo, che però potrebbe arrivare a una importante svolta proprio lunedì, quando verranno cristallizzate le testimonianze dei tre tunisini.

Non sono ancora stati conferiti gli incarichi per l'incidente probatorio sui reperti, tra cui c'è proprio il borsello indossato da Gaaloul la mattina del 18 novembre e che potrebbe indicare se ci sono tracce di olio compatibile con quello utilizzato per bruciare la macchina di Alice.

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