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L'omicidio di Alice Neri

Alice Neri, distrutta la tuta del “terzo uomo”. Il marito: “Restituita senza effettuare analisi”

La tuta del collega di Alice Neri, su cui la difesa del marito Nicholas Negrini aveva chiesto con l’avvocato Antonio Ingroia degli accertamenti irripetibili, sarebbe stata distrutta: “Noi avevamo depositato una richiesta di ampliare l’incidente probatorio sui reperti e di fare accertamenti della tuta, ma non ci è stata data risposta”.
A cura di Olga Mascolo
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Alice Neri con Nicholas Negrini
Alice Neri con Nicholas Negrini
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La tuta e gli abiti del "terzo uomo", sequestrati il 25 novembre scorso dai militari, non ci sono più. Sono stati distrutti i primi giorni di marzo. Sarebbero stati dissequestrati e restituiti alla ditta Wam, che li avrebbe gettati. Questi abiti, ritenuti di interesse investigativo in una prima fase delle indagini che riguardano la morte di Alice Neri, al punto che vengono sequestrati, arrivano ai militari grazie alla segnalazione di chi si occupa di raccogliere il cambio indumenti di lavoro alla Wam.

“Tommaso (chiameremo così il cosiddetto "terzo uomo"), martedì mattina, nell’orario consono, si è presentato presso il magazzino chiedendo un cambio indumenti, senza un previo avviso. Il magazziniere si è insospettito della quantità del materiale, di cui è stato richiesto il cambio, in misura assolutamente maggiore a quella consueta”. Questo si legge negli atti di indagine.  Non sono stati svolti esami sugli indumenti, se non delle foto in cui si rilevano macchie e terriccio.

La notizia del dissequestro e della distruzione arriva in maniera ufficiosa, da fonti investigative e della Wam, e coglie di sorpresa il marito di Alice Neri, Nicholas Negrini, che dal primo giorno richiede ulteriori indagini, anche sul collega di Alice, che indossava quella tuta.

La tuta sequestrata del "terzo uomo"
La tuta sequestrata del "terzo uomo"

In particolare il marito della donna si stupisce che gli abiti da lavoro dell’uomo siano stati distrutti. “È successo un mese fa circa, in concomitanza del ritorno dell’attenzione pubblica su questi indumenti… Sono stati restituiti senza che venissero effettuate analisi, sulla base di convinzioni investigative non confermate al momento da alcuna prova. Un reperto dovrebbe essere messo a disposizione delle parti”, racconta Nicholas Negrini a Fanpage.it.

E in effetti, proprio Nicholas Negrini con l’avvocato Antonio Ingroia, in un atto depositato il 31 marzo, aveva richiesto alla procura di Modena di effettuare esami irripetibili anche su quella tuta. Così ci spiega l’avvocato: “Noi avevamo depositato una richiesta di ampliare l’incidente probatorio sui reperti e di fare accertamenti della tuta, ma non ci è stata data risposta”.

Nella richiesta, la difesa di Negrini motiva così: “Dica il perito se su quegli indumenti vi siano tracce di DNA della sig.ra Alice Neri e/o tracce di olio compatibile con fusto trovato sul luogo dell’incendio, e/o tracce di fuliggine e/o residui dell’incendio che ha distrutto la vettura della sig.ra Alice Neri, e confronti i residui di terra ed erba rinvenuti nell’orlo dei pantaloni della tuta de qua, con il terreno e la vegetazione presente sul luogo dell’incendio e ne indichi l’eventuale corrispondenza”.

Un confronto che potrebbe non essere più possibile, e la risposta arriverà anche ufficialmente, proprio perché rientra nelle richieste depositate dal team difensivo del marito di Alice. Questo, per la criminologa Katia Sartori, consulente del marito di Alice, è molto grave, perché andrebbero valutate anche piste alternative: “Tutto ciò che è a carico di Gaaloul è di matrice indiziaria, e gli elementi sono molto deboli. Se gli accertamenti tecnici non danno riscontri della sua colpevolezza cosa si fa?”.

Da un altro lato però gli indizi a carico di Gaaloul secondo il dott. Scarpa, giudice per le indagini preliminari, e il Tribunale del Riesame di Bologna sono tutt’altro che deboli, se è vero che la misura cautelare del carcere nei confronti del 29enne tunisino è stata convalidata e poi confermata. Gli indizi più gravi secondo il Tribunale delle Libertà sono che Mohammed Gaaloul è l’ultimo uomo a essere stato con Alice, e poi sarebbe senza ombra di dubbio fuggito all’estero.

Alice Neri
Alice Neri

“Che cosa fai tutte le mattine quando esci?”, “Te lo dico dopo”. Questo breve scambio tra il "terzo uomo" e sua moglie, avviene per telefono dopo la morte di Alice Neri. Si tratta di una intercettazione telefonica tra i coniugi. Dal primo giorno delle indagini sulla morte di Alice Neri si parla di un terzo uomo. Un collega della donna, mai indagato, con cui Alice avrebbe avuto una relazione.

Gli investigatori in una fase iniziale delle indagini si erano concentrati su di lui, che proprio il 10 novembre, 8 giorni prima della morte di Alice, le regala un braccialetto con un ciondolo a forma di cuore. Alice manda una foto all’amica, a lei racconta di non volerne sapere più, ma in verità i due continuano a sentirsi. Lui la mattina del 17 novembre, secondo quanto individuato dall’avvocato Roberto Ghini, difesa di Mohammed Gaaloul, la vede tra le 5:42 e le 6:48 a San Prospero: è quello l’ultimo giorno di Alice.

Per essere precisi Alice quel giorno arriva a San Prospero alle 5:42, il terzo uomo arriva alle 5:46, le macchine vengono viste uscire insieme da San Prospero alle 6:48. A individuarli sono i varchi comunali, quindi il riscontro del passaggio avviene attraverso il targa system.

Il marito Nicholas Negrini ci ha confermato che Alice a volte usciva anche prima delle 6:15, quando normalmente suonava la sveglia. E quindi è probabile che i due si frequentassero con una certa costanza, la mattina presto, fino al giorno prima della morte della donna. È possibile che si dovessero vedere anche la mattina del 18?

Ma poi cosa succede? Perché il collega terzo uomo non è indagato? Secondo fonti investigative sarebbe perché le celle telefoniche lo vedono a casa dalle 20:00 della sera del 17, fino alle 5:00 del mattino del 18. Ma potrebbe avere avuto il tempo di incontrarsi con Alice dalle 5:00 alle 6:49, momento in cui timbra il cartellino?

La moglie del collega ha mostrato a chi scrive la cronologia di Google maps del marito quel giorno, e confuterebbe ogni dubbio: il 18 novembre lui esce alle 05:27, arriva alle 06:06 al distributore di benzina a Cavezzo, e poi al bar vicino al lavoro e poi al lavoro, sempre a Cavezzo. È così? Le cronologie di Google maps sono modificabili, però la macchina dell'uomo sarebbe stata vista a Cavezzo attorno alle 6:30. Il condizionale è d’obbligo, ma si tratta di fonti investigative.

Per la difesa di Nicholas Negrini, resta importante aprirsi ad altre ipotesi: “Non è che non crediamo alla pista privilegiata dalla Procura, però gli accertamenti irripetibili in corso in questo momento non saranno utilizzabili in futuro nei confronti di nuovi indagati. È un fatto formale. Noi depositeremo una memoria sulle incongruenze del terzo uomo”.

E sempre l’avvocato Ingroia non si spiega perché non sia stato possibile togliere dal registro degli indagati il suo assistito, Nicholas Negrini. “Ho fatto richiesta perché volevo sgombrare il campo dal ruolo di indagato, però mi è stata negata al momento perché gli inquirenti vogliono attendere l'esito delle perizie in corso”. Allo stesso modo resta iscritto nel registro anche Marco Cuccui, il collega con cui Alice trascorre l’ultima sera e che racconta agli inquirenti solo l’ultima parte della serata con Alice, quando i due si salutano.

L'auto di Alice Neri sotto sequestro
L'auto di Alice Neri sotto sequestro

Oltre alla memoria, importante per la criminologa Katia Sartori, sarà l’analisi di un fazzoletto, da lei repertato con l’ex capo dei Ris Luciano Garofano, consulente del loro team difensivo, e rinvenuto sulla scena del ritrovamento lo scorso 10 marzo: “È importante perché lo abbiamo trovato sotto la coltre di fuliggine, tra il resto del pneumatico della macchina di Alice e della colatura di plastica mista. Al momento noi abbiamo riscontrato del DNA maschile, e abbiamo richiesto di vedere se si tratta di quello di Mohammed Gaaloul”.

Intanto in questi giorni si stanno svolgendo gli accertamenti irripetibili sui reperti già stabiliti e da primissime indiscrezioni non vi sarebbero impronte sulla tanica, né tracce utili sui pantaloni e il borsello di Gaaloul.

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