Alice Neri: a che punto sono le indagini, cosa sappiamo delle analisi del dna e cosa succede adesso
Il giallo sulla morte di Alice Neri sembrava essere arrivato a un punto di svolta la scorsa settimana. Da alcune indiscrezioni fatte trapelare è emerso che, sulla tanica ritrovata nei pressi della Ford Fiesta blu con all'interno il corpo carbonizzato della donna, ci sarebbe il Dna di Mohammed Gaaloul.
Se vero, e se è altrettanto vero che l'olio contenuto nella tanica è stato usato per causare il rogo, questa sarebbe una importante prova scientifica, che si aggiunge ad altri due elementi indiziari per ora ipotizzati dalla Procura di Modena: l'uomo è l'ultima persona a vedere Alice Neri viva, e nei giorni successivi avrebbe tentato la fuga all'estero.
Questi elementi insieme ad altri comportamenti del giovane nei giorni successivi, tra cui intercettazioni in cui risulterebbe angosciato, ne giustificano la misura cautelare in carcere, confermata dal Tribunale del Riesame di Bologna.
Le indagini e le prove del dna contro Gaaloul
Non si tratterebbe di impronte dattiloscopiche sulla tanica, ma di frammenti del Dna, riconducibili a Gaaloul. L'esame è stato eseguito tre volte sul manico della tanica, dal Brigadiere Ferretti dei Ris, estendendo sempre di più l'area analizzata.
Per i consulenti che difendono il tunisino il Dna sarebbe misto, ovvero non riconducibile a una sola persona. E dunque al momento la questione resta un mistero.
Tuttavia, a questa ipotesi manca un tassello, al vaglio proprio dei Ris: che cosa ha causato il rogo della macchina di Alice? C'è compatibilità tra il liquido della tanica e quello utilizzato per dare alle fiamme l'auto di Alice? Al momento manca questa conferma, ovvero che il liquido presente nella tanica sia lo stesso utilizzato per appiccare il rogo, e lo si cerca sui tredici reperti all'interno e all'esterno dell'auto.
Prima sono stati svolti esami con i reperti esterni all'auto, poi nella parte interna e anteriore dell'auto e infine nella parte posteriore, fino al baule dove c'era il corpo carbonizzato di Alice.
Spiega Katia Sartori, criminalista e consulente di Nicholas Negrini, marito di Alice: “Ad oggi questo esame è ancora in corso. Non si può dire con certezza assoluta che sia stato usato l'olio della tanica”. Mancherebbe un banale riscontro con la stessa auto di Alice, che ora si trova in un deposito all'aperto, soggetta a piogge e temporali.
L'ipotesi degli investigatori si basa su di una importante testimonianza, quella di Dario, l'itticultore che ha in gestione la roulotte presente sul luogo del ritrovamento di Alice ed è il proprietario della tanica. Lui ha raccontato agli investigatori che nei giorni prima del rogo la tanica da 25 litri, su cui c'è scritto “olio frusto”, era piena. Il 18 novembre quando viene trovata l'auto di Alice quella stessa tanica è quasi vuota.
“Allo stato non si ha nessun tipo di evidenza, nessun tipo di prova che sia stato utilizzato questo olio. Si fonda sulla testimonianza della persona che dice di avere visto la tanica prima piena e poi no. È un'idea basata sull'intuito. Dove sta scritto? Dov'è la prova?”, pensa Roberto Ghini, l'avvocato difensore di Mohammed Gaaloul.
Per Antonio Ingroia, avvocato che difende gli interessi del marito di Alice, Nicholas Negrini, “la partita del quadro indiziario non è chiusa, anche se la Procura sembra essere convinta del contrario”.
Inoltre c'è un altro importante aspetto: l'avvocato Ghini ha un video di Mohammed Gaaloul, del 5 novembre, che fa una grigliata con gli amici nello stesso luogo. Nel video si vede la tanica: “Ho chiesto un accertamento irripetibile su questo video per accertare che siano veritiere la data e la collocazione”.
Su questo punto la pensa diversamente l'avvocato Zaccaria, che difende il fratello e la madre di Alice come persone offese: “Questo video confermerebbe che Gaaloul frequentava quel luogo, e che soprattutto sapeva dove trovare la tanica di olio”.
La spallina del reggiseno di Alice Neri e Ignoto 1
A 11 metri dalla Ford Fiesta è stata trovata la spallina del reggiseno di Alice. Si tratta di un reggiseno nero, con i ganci metallici all'estremità. Su questa spallina sono stati individuati tre Dna: quello di Alice, quello di un carabiniere presente al primo sopralluogo e un altro Dna di “ignoto”.
La Procura ha disposto che venga verificato se il Dna è del “terzo uomo”, con cui Alice avrebbe avuto un incontro intimo il 16 novembre. Per la criminalista Katia Sartori si tratta sicuramente di un elemento molto importante: “Noi sappiamo che il reggiseno di Alice era pulito perché lo mette il 17. È chiaro che si tratta del Dna dell'assassino, a meno che non ci siano altre contaminazioni”.
Per l'avvocato Zaccaria la pista del terzo uomo è già stata vagliata: positioning delle vetture in suo possesso, varchi e telecamere, intercettazioni ambientali e telefoniche, tutto escluderebbe la responsabilità del terzo uomo. “Non ci sono pregiudizi ma tutto converge verso la colpa di Gaaloul, ed è da ormai nove mesi che aspettiamo che renda la sua versione”.
Mohammed Gaaloul infatti non ha ancora fornito la sua versione dei fatti agli inquirenti, avvalendosi della facoltà di non rispondere.
Per la famiglia di Alice la spallina del reggiseno sposta l'attenzione dal fatto che Alice è una vittima di femminicidio. “Hanno trovato tre Dna diversi sul reggiseno, questo evocherebbe chissà quali scenari erotici: in realtà ci sono solo le tracce di 2 uomini, uno è un maresciallo dei carabinieri, l'altro è indefinito, e assomiglierebbe a quello del marito”, spiega l'avvocato Zaccaria.
Affermazioni che non corrispondono alla verità, per l’avvocato Ingroia: “È già stato escluso che il dna di ignoto appartenga ai tre indagati, dunque è tutto da scoprire, noi abbiamo fiducia nel pieno accertamento dei periti. Non vanno tratte conclusioni affrettate”.
Le prossime tappe
I prossimi appuntamenti processuali saranno il 12 giugno e il 4 luglio. La prima sarà un'udienza interlocutoria, mentre nella seconda si entrerà nel vivo degli esiti dei primi esami.
Attraverso la formula dell'incidente probatorio verranno presi in esame i capelli di Alice, per capire se assumesse cocaina abitualmente o se l'abbia assunta solo la notte tra il 17 e il 18. Secondo un primo test eseguito dai consulenti di Nicholas Negrini, privatamente, l'analisi del capello preso dalle spazzole di Alice ha riscontrato positività con cocaina e nicotina. Questo esame è stato richiesto dai consulenti del marito, perché “non escludiamo nemmeno la pista della droga”, spiega Sartori.
Verrà preso in esame anche il borsello di Gaaloul: sulla tracolla e all'interno del bottone di chiusura sono state trovate tracce del Dna di Alice. Cosa che non stupisce, essendo ormai assodato che i due abbiano passato delle ore insieme. Sul borsello sarebbe stato trovato anche dell'olio, ma è di difficile attribuzione, potrebbe essere la sostanza che serve per trattare la finta pelle e darle un aspetto reale.
Ci sono sicuramente tracce di cocaina all'interno del borsello. Il tossicologico sulla donna, non ancora depositato, ma di cui sono trapelati gli esiti tra i consulenti di parte, dice che quella sera Alice aveva assunto cocaina e un po' di alcol, contestualmente perché nel sangue c'è anche il cocaetilene, la sostanza che si forma quando nel sangue sono in circolo sia cocaina sia alcol.
Il 4 luglio l'incidente probatorio si estende anche ai pantaloni di Gaaloul, trovati nel suo appartamento e consegnati agli investigatori dall'avvocato Ghini per potere essere esaminati. È da verificare se quei pantaloni, dati agli inquirenti e trovati in un armadio della casa di Gaaloul, siano gli stessi che il tunisino indossava quella notte.
Su questo aspetto, l'avvocato Zaccaria sottolinea che “i pantaloni che lui indossa la sera del 17 e che si vedono nei video alle slot non sono gli stessi che lui indossa nelle foto della mattina alle 10, perché non ci sono corrispondenze tra le macchie di pittura”. Sempre per l'avvocato, il fatto che abbia cambiato i pantaloni si inserisce alla perfezione nella logica del racconto della mattina del 18, quando Gaaloul, per alcuni testimoni, sarebbe andato a casa di amici con i pantaloni sporchi di olio, “per cui alle 10:00 se li cambia”.
Al vaglio dell'incidente probatorio anche la presenza di impronte dattiloscopiche, di cui, secondo prime indiscrezioni, non ci sono tracce significative.