Alex Marangon morto dopo un rito sciamanico, il padre: “Ti hanno ucciso per la seconda volta, siamo stanchi”

"Ti stanno uccidendo una seconda volta, noi condannati a un ergastolo di dolore che ci sta consumando dentro". A scriverlo è il papà di Alex Marangon, il giovane morto dopo un rito sciamanico nell'abbazia di Vidor nel luglio scorso. Il padre del 25enne ha scritto una breve lettera in ricordo del figlio su un gruppo Facebook a lui dedicato. "Stiamo perdendo le poche energie rimaste – ha sottolineato – e siamo sempre più soli e abbandonati da tutti e tutto. Chi ti ha fatto questo continua a essere protetto e libero di fare i suoi sporchi comodi.
Il papà del barista trovato morto nel greto del Piave, nei pressi dell'abbazia di Santa Bona, si è sfogato nella pagina "Verità e giustizia per Alex Marangon" dopo la pubblicazione degli esiti dell'autopsia effettuata sul corpo del giovane. Secondo gli accertamenti medico-legali, infatti, il 25enne sarebbe caduto dalla terrazza dell'abbazia precipitando nel greto del fiume. Sul suo viso e sul torace, però, vi sono i segni di un pestaggio avvenuto prima della morte.
"Eri così buono, generoso e altruista, – scrive Luca Marangon – avevi un sorriso e una bella parola per tutti. Eri sempre pronto ad aiutare chi era in difficoltà, anche se lo avevi appena conosciuto, ed ecco cosa hai ricevuto in cambio: un muro di omertà da chi credevi amico e il menefreghismo di tutte le istituzioni. Spero esista almeno una giustizia divina. Riposa in pace, dolce angelo".
L'avvocato della famiglia Marangon, Stefano Tigani, ha scritto un secondo post per l'8 marzo rivolgendo un pensiero alla mamma e alla sorella di Alex. "Stanno lottando per la verità, una verità che non è certo il suicidio. L'ipotesi che sia tolto la vita è pura follia. Doveva andare a una festa per suicidarsi? Aveva mai manifestato depressione o comportamenti autolesionistici? Avete mai visto qualcuno dire: ‘Mi hanno picchiato, ora mi suicido'? Dopo 9 mesi non c'è traccia neppure del referto tossicologico che doveva essere parte della consulenza. La perizia parte dal racconto di alcuni presenti, dei quali non conosciamo le condizioni psicofisiche al momento dei fatti. Ora si dice che il corpo di Alex sia rimasto nel greto del Piave per 27 ore, ma che nessuno lo abbia visto. Subito dopo si è parlato di un drone che lo avrebbe avvistato nel fiume e poi, in neanche qualche ora, il cadavere avrebbe percorso 4 chilometri. Non serve essere Gary Sinise di CSI per capire che tutto ciò non ha alcun senso. Si dia una risposta vera e credibile alla famiglia".