Alex Marangon, lo sfogo del papà: “Schifato da giustizia italiana. Qualcuno sta usando sua carta di credito”
"Sempre più schifato dalla giustizia italiana". Non usa mezzi termini Luca Marangon, papà di Alex, il 25enne scomparso dopo aver partecipato a un rito sciamanico nell’Abbazia di Vidor e trovato morto dopo tre giorni nei pressi del Piave a Ciano del Montello.
In un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, in cui allega un recente articolo sul caso di suo figlio, commenta le parole del Procuratore Marco Martani che sta coordinando le indagini. La Procura di Treviso ha aperto un fascicolo per omicidio volontario perché dall'autopsia sul corpo del ragazzo sono emersi indizi che hanno fatto subito pensare a una morte violenta.
Ma, secondo i genitori di Marangon, il padre Luca e la madre Sabrina, gli sforzi degli inquirenti nella ricerca della verità sulla morte del figlio sarebbero stati a oggi, a distanza di due mesi, decisamente poco incisivi. La famiglia chiede con decisione che si faccia piena luce sui fatti, che emerga la verità sugli ultimi istanti di vita del 25enne.
Sempre su Facebook, pochi giorni fa, come riporta Il Gazzettino, in un altro post ha rivelato che qualcuno, non meglio identificato, starebbe usando la carta di credito del figlio, sparita dopo la sua morte.
"Alex (purtroppo) era troppo buono e voleva bene a tutti, non riusciva a vedere il male nelle persone. ‘Pensa che dopo 2 ritiri all'abbazia di Vidor – ci diceva – mi vogliono bene tutti, mi fanno sentire come in una famiglia' e, nonostante noi cercavamo di fargli capire che più che di una famiglia si trattava di una setta e che i veri amici erano altri e non questi personaggi conosciuti sotto effetti psichedelici, per lui non era così", scrive il signor Marangon.
"E ora eccoli, questi presunti amici, omertà e menzogne a più non posso, addirittura gli hanno rubato i contanti e stanno usando le sue carte di credito. – rivela – Abbiamo parlato con uno che frequentava questi ritiri e ci ha confermato che sono vere e proprie sette, che nessuno darà versioni diverse (d'altra parte 4 ore sono bastate per fare sparire ogni possibile prova e mettersi d'accordo sulla versione da dare) e che avranno ZERO SENSI DI COLPA".
"Alex non poteva essere come loro e in una situazione simile sarebbe stato il primo a esporsi per aiutare un amico", si conclude il lungo sfogo.
Gli inquirenti sono in attesa dell'esito dei test tossicologici eseguiti durante l’autopsia sul corpo del ragazzo che potrebbero rivelare se ha fatto o meno uso di qualche sostanza psicotropa, come l'ayahuasca, vietata nel nostro Paese. Per lo stesso motivo è stato disposto anche l'esame del capello su tutti i partecipanti al raduno.