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La morte di Alex Marangon

“Alex Marangon era nervoso, non ha preso ayahuasca”: parlano i due curanderos del rito sciamanico

Parlano per la prima volta Jhonni Benavides e Sebastian Castillos, i “curanderos” colombiani presenti al raduno sciamanico nell’abbazia di Vidor, nel Trevigiano, dopo il quale Alex Marangon è morto: “Era nervoso, provava a dire qualcosa. Può succedere che le persone si innervosiscano durante questi riti, non sono medicine per tutti quelle della cultura sciamanica precolombiana”.
A cura di Ida Artiaco
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"Non c'è stato nessun omicidio". È questa la tesi di Jhonni Benavides e Sebastian Castillos, i "curanderos" colombiani presenti al raduno sciamanico nell’abbazia di Vidor, nel Trevigiano, dopo il quale Alex Marangon è morto. I due curatori hanno raccontato per la prima volta la propria versione su quanto successo nella notte tra il 28 e il 29 giugno, quando il 25enne veneziano è scomparso durante un rituale prima di essere trovato cadavere il 2 luglio lungo il fiume Piave. Secondo l’autopsia, le ferite non giustificherebbero la morte per una caduta. Sono state anche trovate ferite compatibili con un pestaggio.

Attraverso il loro avvocato, lo spagnolo Òscar Palet Santandreu, che ha a sua volta rilasciato una intervista a Corriere della Sera e Repubblica, i due curatori, che non sono iscritti nel registro degli indagati – il fascicolo per omicidio è stato aperto a carico di ignoti -, hanno fatto sapere che il 30 giugno, quindi il giorno dopo la sparizione di Alex, che "avevano altri impegni e sono andati via, non sapevano che fosse morto, apprenderlo per loro è stato uno choc, quella sera non è stata usata ayahuasca ma delle purghe, ovvero erbe non psichedeliche che inducono il vomito, per la purificazione di ciò che si ha dentro".

Sempre tramite il legali, i "curanderos" hanno sottolineato che Alex "era nervoso, provava a dire qualcosa. Può succedere che le persone si innervosiscano durante questi riti, non sono medicine per tutti quelle della cultura sciamanica precolombiana. Bisogna prepararsi. Si attraversano cose che si hanno dentro e questo fatto può generare conflitto, confusione. Il purgante non è psichedelico ma può far espellere rabbia o altri sentimenti forti, la persona non dimostra l’ira, per esempio, ma se ne libera".

Intanto, parlando con l'Ansa, l'avvocato della famiglia Marangon, Stefano Tigani, ha rivolto delle domande al collega spagnolo, chiedendo che i due curanderos escano allo scoperto per dire la verità su quanto successo ad Alex. "I suoi assistiti, i due curanderos, sono in luogo sicuro, ma al sicuro da cosa, esattamente? L'autopsia è interpretazione di chi la fa? Sono stupito, è come dire che la matematica è un'opinione. Sono dispiaciuti e mandano le condoglianze? Provassero ad aiutare la Procura a risolvere il caso invece di nascondersi. Sono andati via perché avevano impegni o perché nessuno gli ha detto di restare?", ha detto. Poi, ha concluso: "Dicono di un tonfo e un grido secco. Allora rispondano a questa semplice domanda: se con il tonfo Alex si è rotto il torace e soprattutto la testa, come ha fatto a gridare. E poi se anziché precipitare sulle pietre, lambendo i rami, fosse finito in acqua con la testa rivolta verso il fondo, a maggior ragione, come hanno potuto sentirlo gridare. Altro che caccia alle streghe. Noi accettiamo qualunque verità, purché sorretta da elementi inconfutabili, e allo stato questi sono le terribili lesioni sul corpo di Alex".

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