Sentenza storica al tribunale di Genova: Alessio, 17 anni, è il primo transgender italiano FtoM (female to male, da donna a uomo) che potrà sottoporsi prima della maggiore età ad un irreversibile ed invasivo intervento chirurgico per il cambio definitivo di sesso, sostenuto economicamente dallo Stato per “assicurargli il benessere psicofisico”. Non solo: per l’anagrafe, finalmente, Alessio non sarà più Alessia. E per sua madre, Denise Maffi, trattenere le lacrime subito dopo la sentenza è stato praticamente impossibile. “Ho pianto per mezzora di fila –racconta-. Noi non eravamo in tribunale, ma quando l’avvocato mi ha scritto un sms dicendo che ce l’avevamo fatta, che i giudici ci avevano dato ragione al 100%, mi si è quasi fermato il cuore. Ale era felicissimo”.
La sentenza del tribunale di Genova, dove Alessio e la famiglia vivono, è stata depositata giovedì scorso, a due anni dal ricorso presentato dai genitori per dimostrare la sua “disforia di genere”. E cioè quella condizione caratterizzata da una intensa e persistente sofferenza causata a un bambino o a una bambina dal sentire il propria sesso biologico non corrispondente alla propria identità. “Il sesso è un dato complesso della personalità, determinato da un insieme di fattori, dei quali dev’essere agevolato o ricercato l’equilibrio” hanno scritto i giudici genovesi, autorizzando di fatto l’intervento per la rimozione dell’utero.
“Ieri ci siamo già messi nelle liste di attesa per l’operazione, speriamo di essere chiamati il prima possibile. Magari prima degli esami di maturità del prossimo anno – continua Denise-. Aspettavamo questo momento da un sacco. Ed è sicuramente un segnale importante per tutti, perché vuol dire che anche in Italia le cose stanno cambiando e che in futuro chiunque potrà sentirsi sempre di più libero di essere sé stesso”.
Alessio ha cominciato il suo percorso di transizione all’età di 14 anni, prima con la terapia ormonale e poi con un intervento di mastectomia per togliere il seno, il 12 gennaio 2017, all’Hospital General de Catalunya di Barcellona. La stessa città dove Alessio si trasferirà subito dopo il diploma, come assicura la madre: “Finoto il conservatorio, nel 2020, andrà a vivere in Spagna per continuare a studiare musica. È la sua più grande passione”.
Già due anni fa, Alessio era seguito da una struttura pubblica italiana, l’ospedale San Martino di Genova, i cui medici hanno dato via libera al primo intervento. Ad operare, però, sono stati i chirurghi di un altro Paese perché in Italia sarebbe stato fuorilegge, non essendovi allora alcuna sentenza favorevole. “È favoloso che i giudici abbiano autorizzato l’operazione prima dei 18 anni, non era mai successo” continua Denise, ricordando che finora, nel nostro Paese, decisioni simili da parte dei giudici erano state emesse soltanto in altri tre casi, “ma si trattava di ragazzi diventate ragazze. La cosa particolare è comunque che tutte le sentenze siano dell’ultimo anno, a dimostrazione di come le cose stiano veramente cambiando. Prima non era così”.
Fondamentali sono stati i pareri dello psicologo e dell’endocrinologo che seguono Ale fin dall’inizio del suo percorso. “Presenta una disforia di genere, non secondaria a condizioni di disturbo psicopatologico. L’identificazione con il sesso maschile è evidente e non appare legata a qualche presunto vantaggio culturale derivante dall’eventuale riattribuzione –hanno scritto-. Durante gli incontri ha dimostrato coerenza alla decisione, evidenziando consapevolezza sulle conseguenze legali, ma soprattutto affettive e relazionali”.
“Senza i pareri positivi di psicologo ed endocrinologo non saremmo mai potuti arrivare fin qui. Dopo l’intervento sarà finalmente tutto finito -conclude mamma Denise, da sempre al fianco del figlio per sostenerlo nel suo lungo percorso- anche se bisognerà continuare a vita la terapia di testosterone, ma con dosaggi ovviamente diversi dopo la rimozione dell’utero”.