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Alessia Piperno arrestata e liberata in Iran

Alessia Piperno arrestata in Iran, gli amici: “Non era lì per cacciarsi nei guai: dobbiamo aiutarla”

“Non era in Iran per cacciarsi nei guai. Non giudicatela: dobbiamo aiutarla”, così gli amici di Alessia Piperno arrestata in Iran difendono la 30enne e chiedono un intervento immediato della Farnesina per farla tornare in Italia.
A cura di Chiara Ammendola
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Alessia Piperno (Facebook)
Alessia Piperno (Facebook)
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La conoscono tutti per la sua passione per i viaggi Alessia Piperno, la ragazza arrestata in Iran lo scorso mercoledì per motivi ancora da chiarire. A raccontare la sua storia è stato papà Alberto, che a Roma, città di origine della 30enne, gestisce una libreria: “Stamattina arriva una chiamata – aveva scritto domenica in un post Facebook poi rimosso – era lei che piangendo ci avvisava che era in prigione. A Teheran. In Iran. Era stata arrestata insieme a dei suoi amici mentre si accingeva a festeggiare il suo compleanno”.

Sulla vicenda è intervenuta la Farnesina che sta cercando di fare luce sull'arresto in un momento in cui in Iran si susseguono da settimane proteste contro il regime che hanno dato vita anche a violenti scontri con la polizia. Al momento non è chiaro quali siano le condizioni di salute della giovane romana, così come i motivi del suo arresto. Ma sono tanti gli amici di Alessia che da ieri la difendono strenuamente da chi la accusa, come spesso accade in questi casi, di essere probabilmente responsabile della sua detenzione.

Primo tra tutti è Gianluca Gotto, fondatore del blog Mangia Vivi Viaggia che in un lungo post Facebook pubblicato sul proprio profilo ha voluto spiegare che Alessia era una viaggiatrice esperta avendo vissuto negli anni tra Australia, Islanda, India, Nicaragua e Pakistan e che mai si sarebbe messa in pericolo: “È una persona d'oro. Intelligente, sensibile, brillante e coraggiosa – scrive l'amico – ma è anche una viaggiatrice molto, molto navigata. È estremamente attenta e rispettosa. Non era in Iran per cacciarsi nei guai. Ha sempre indossato l’hijab ed era lì da ben prima che scoppiassero le proteste. Per i tanti che non lo sanno, fino a qualche settimana fa si poteva viaggiare nel paese senza alcun problema (lo facevano in tantissimi)”.

Secondo quanto raccontato da Gotto dunque Alessia era in Iran da prima dell'inizio delle proteste nate dopo la morte di Mahsa Amini e nei prossimi giorni sarebbe volata in Pakistan per aiutare la popolazione locale in difficoltà a causa delle alluvioni: “Credo che noi persone libere del mondo libero abbiamo il dovere di chiedere a gran voce che le venga dato tutto il supporto possibile dalle nostre istituzioni – continua l'amico – altrimenti siamo uguali a coloro che tanto critichiamo. Se ci consideriamo differenti, migliori, questo è il momento di dimostrarlo. E invece di giudicare Alessia, possiamo ricordarci la verità di fondo: la sua unica colpa è di essere una viaggiatrice in un paese dove l'indipendenza delle donne semplicemente non è tollerata. Tieni duro, Alessia. Non sei sola, siamo in tantissimi qui, per te”.

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